Vorrei cimentarmi con un’analisi di carattere socio-linguistico sui manifesti e volantini politici venosini. L’obiettivo è quello di far emergere gli elementi culturali sottostanti a tali testi per cercarne soprattutto la continuità con la cultura più generale che contraddistingue diffusi modi di pensare e di agire presenti nella nostra società. Per forza di cose, nel condurre “analisi culturali” di una certa sostanza, si è anche polemici. Negli ultimi tempi la vis polemica delle mie analisi culturali ha fatto sì che venissi momentaneamente escluso dalle discussioni che si tengono in un forum venosino on line. Spero che queste analisi non mi portino altri guai.
Comincio con un manifesto di questi giorni dal titolo: SINDACO, DIMETTITI !!!
Il manifesto è sostanzialmente suddiviso in tre parti. Una parte introduttiva (difensiva), in cui si rimandano al mittente alcune accuse che poi vedremo. Una parte centrale in cui si argomenta sul perché si richiedono le dimissioni del sindaco (cioè si passa dalla difesa all’attacco). Una parte finale in cui si chiedono appunto le dimissioni del primo cittadino venosino (la controffensiva finisce con la stoccata conclusiva).
Da un punto di vista contenutistico ciò che convince meno è proprio la parte introduttiva. La riporto integralmente. Il grassetto è mio e mi serve per evidenziare punti su cui focalizzerò l’attenzione.
Nei giorni scorsi sui quotidiani locali sono apparsi articoli che accusavano i consiglieri comunali Dileo, Dinapoli, Brunetti e Prosperato di inaffidabilità politica e di tradire il mandato elettorale. Il consigliere Dileo è stato tacciato di avere avuto “ambigui trascorsi politici”. Non intendiamo fare polemica e rispondere pan per focaccia a queste affermazioni, ma ci interessa rilevare solo un dato politico importante: è già dall’agosto del 2007 che questa amministrazione non ha più maggioranza politica! Oggi, il Sindaco Castelgrande mantiene la sua maggioranza numerica solo perché appoggiato da un undicesimo consigliere. Luigi Russo, anche lui eletto nella lista del consigliere Dileo.
Caro Sindaco, non è forse Luigi Russo quello che ha avuto realmente “ambigui trascorsi politici”? Vogliamo chiederci perché è saltato sul carro dei vincitori? Quali le motivazioni politiche? Cosa si aspetta di ottenere da questa amministrazione oramai ridotta all’anarchia politica? Ma il problema è ancora più grave e non riguarda solo il consigliere Russo.
Il manifesto è a firma proprio dei quattro consiglieri appena citati. Se è a firma loro perché usano la forma impersonale “accusavano i consiglieri comunali” ? Perché poi riprendere una forma “personale” : “non intendiamo fare polemica” ? E’ affascinante questo passaggio dalla terza persona plurale alla prima persona plurale. Quasi a voler prendere le distanze quando si parla delle accuse ricevute (quindi l’uso della terza persona plurale) e a voler invece ri-impadronirsi della prima persona plurale nel momento in cui si passa alla controffensiva. Personalmente io avrei usato la prima persona plurale sin dall’inizio perché se si è nel “campo di battaglia” bisogna esserci interamente ed integralmente da subito tenendo così alta la tensione emotiva, umana e drammatica sin dalle prime battute.
Ma l’aspetto più interessante di questa parte introduttiva sta nel contenuto del “non intendiamo fare polemica” . In realtà il manifesto è stato scritto proprio per fare polemica. Non solo. Nel manifesto si risponde proprio “pan per focaccia” . Cioè si controbatte ad un’accusa con un’altra accusa e poi si rincara la dose. Si usa quindi la tecnica retorica (“retorica” nel senso originario del vocabolo) più antica del mondo: contro-accusa, rincaro della dose, stoccata finale.
Perché premettere di non voler fare polemica? Un elemento culturale molto diffuso nella nostra società è quello di pensare che se si nega qualcosa in modo esplicito (premesso che non sono fascista, premesso che non sono razzista, premesso che sono contro la guerra, premesso che non voglio far polemica…) poi si può “tranquillamente” affermare ciò che si è negato come se invece non lo si stesse affermando. Cioè se io (io generico) dico premesso che non sono fascista e subito dopo affermo che ci vorrebbe uno come Mussolini per risolvere i problemi della società, mi sento al riparo dall’accusa di essere considerato fascista.
Ma nel caso del “non intendiamo fare polemica” emerge un altro elemento della cultura della nostra società: considerare in modo negativo le polemiche. Le polemiche non sono un elemento negativo in sé. Lo sono se di cattiva qualità, se irrilevanti, se non sostanziali. Ma la cattiva qualità, l’irrilevanza e la non sostanzialità sono caratteristiche con cui bisognerebbe giudicare in modo negativo anche un ragionamento sereno. Per quanto mi riguarda, sono proprio strutturalmente incapace di discutere su un argomento senza finire in una polemica. E ne vado fiero. Significa che c’è della materia viva nella discussione alla quale sto partecipando. Quindi, il mio è un invito a non temere di far polemiche. Inoltre, credo che sia proprio il negare di voler far polemiche che produce nella nostra società un altissimo numero di polemiche inutili. Perché io (io generico) nego di volerle fare, poi quindi le faccio e non mi concentro sulla qualità della polemica, sull’intelligenza delle affermazioni perché è come se non stessi facendo nessuna polemica. Lo so, può sembrare un pensiero contorto ma se si capisce quello che intendo dire, credo si capisca anche perché ritengo causa delle numerose polemiche proprio il fatto di considerare in astratto le polemiche un elemento negativo.
Nei prossimi giorni continuo l’analisi del manifesto. Concludo sottolineando come all’accusa degli “ambigui trascorsi politici” non si risponde dimostrando l’infondatezza della stessa, ma contro-accusando di “ambigui trascorsi politici” una persona ora vicina al sindaco. Come scritto sopra, si è risposto proprio “pan per focaccia”.
Davvero un ultimo pensiero. Chi non conosce i fatti non si raccapezzerebbe leggendo che il manifesto è anche a firma del consigliere Dileo che è uno degli accusati e che la contro-accusa è rivolta al consigliere Russo che è stato eletto nella lista del consigliere Dileo. Vi assicuro che chi non sa, leggendo questa cosa, potrebbe accusare un forte mal di testa. Cosa intendo dire? A chi si rivolgono questi manifesti, a chi sa o a chi non sa? Questa è la domanda su cui mi soffermerò nella seconda parte in cui analizzerò la parte centrale del manifesto, quella che è anticipata da un elemento narrativo di suspense che si dipinge di giallo e quindi evidenzio in grassetto: “ma il problema è ancora più grave e non riguarda solo il consigliere Russo.” (se fosse un film, qui partirebbe un TA-TA-TA-TA). Mi si perdoni l'ironia.
Alla prossima.
domenica 23 marzo 2008
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