Sono più di dieci anni che la filosofia del linguaggio è entrata a far parte dei miei pensieri. Tutto è cominciato seguendo all’Università corsi di Estetica e Filosofia del linguaggio in cui si parlava di Wittgenstein. Lo studio delle opere del filosofo austriaco e l’interpretazione dei suoi pensieri sono stati alla base delle mie riflessioni in questi dieci anni. Da alcuni mesi però ho ampliato le mie conoscenze perché affascinato dalla figura del più grande intellettuale vivente: Noam Chomsky.
Ho sempre considerato le mie riflessioni sulla filosofia del linguaggio come la base da cui partire per fondare le mie analisi sulla società. Mi sono quindi avvicinato alla figura di Chomsky come se fosse un personaggio mitico perché lui è un intellettuale profondamente impegnato nella società e credo sia insieme a Wittgenstein il più importante filosofo del linguaggio del secolo scorso. Però, nonostante Chomsky attacchi molto i media e il modo propagandistico in cui le “democrazie” occidentali (in primis quella americana) costruiscono il consenso anche, se non soprattutto, attraverso il linguaggio, le sue teorie di filosofia del linguaggio sono abbastanza distinte dalle sue analisi e critiche della e sulla società.
La mia ricerca è quindi diversa, in quanto le analisi (meglio, le modalità con cui conduco delle analisi) sulla società che mi circonda derivano dalle mie teorie di filosofia del linguaggio. Teorie che non ho ancora ultimato e che vorrei in uno o due anni far confluire in un saggio. Non ho cominciato a scrivere questo saggio un po’ perché ho bisogno di mettere a punto alcune riflessioni, un po’ perché non ho bene in mente lo stile con cui scriverlo.
Comunque, in estrema sintesi, il fulcro delle mie teorie sta nel fatto che, a mio avviso, le parole acquisiscono significato grazie ad un processo induttivo e che per esigenze pratiche una volta “indotte” l’essere umano le usa in modo deduttivo, cioè l’uomo per esigenze pratiche dimentica la natura induttiva con cui ha creato le parole e le usa in modo deduttivo (illudendosi quindi che le parole abbiano un significato a priori ben delineato) applicandole a contesti più o meno ampi.
I processi innati che sono dietro la facoltà del linguaggio (per usare una terminologia chomskiana) sono a mio avviso da vedersi nella capacità, appunto innata, dell’uomo di individuare proprietà comuni tra le cose, tra i concetti, tra le idee. Come si forma il concetto di colore? L’uomo ha la capacità di individuare delle proprietà comuni tra le mele che ho qui davanti, a cui dà il nome rosso. Questa capacità è innata e per Wittgenstein deve essere stimolata dall’esterno tramite l’addestramento. Per Chomsky invece (se interpreto correttamente il suo pensiero) l’individuazione della proprietà comune a cui diamo il nome rosso, può venire anche da sé senza alcun addestramento dall’esterno.
In alcuni casi verrebbe da dar ragione a Chomsky. Abbiamo parlato del colore rosso, ma cosa dire del concetto “mela”? L’uomo ha la capacità di individuare proprietà comuni a cui sente l’esigenza di dare un unico nome, ad esempio mela. Addirittura ha la capacità di individuare proprietà comuni in modo ancora più ampio. La mela è un oggetto, una cosa. L’uomo ha quindi la capacità di individuare proprietà comuni ancora più ampie a cui dà il nome di “oggetto” o “cosa”. Per le mie teorie il modo in cui si arriva a formulare nomi sostantivati o aggettivi è lo stesso. Il modo in cui arriviamo a definire l’etichetta “mela” o l’etichetta “rosso” è lo stesso.
Quindi il linguaggio nasce dalle capacità innate dell’uomo di individuare proprietà comuni nella realtà. Il grassetto serve ad evidenziare che, a mio avviso, il linguaggio nasce da un’interazione soggetto-realtà. Il processo che porta dalle proprietà comuni ai nomi lo definisco procedimento induttivo.
Una volta indotto il nome “rosso”, l’etichetta “rosso”, l’uomo deduce da quel nome tutta un’altra serie di “rossi”. E si chiede: questa mela che ho qui davanti la posso definire “rossa” o “arancione”? Qui nasce l’illusione. La deduzione, cioè questo passaggio dal nome generale alla realtà particolare è un’illusione. Siamo noi che decidiamo se quella mela arancione rientra nelle proprietà che individuiamo come comuni a cui abbiamo dato il nome di “rosso”.
Il fatto che scientificamente si sia trovata una legge sottostante al colore “rosso” non significa proprio nulla. Quella legge è solo un metodo per individuare le proprietà comuni a cui diamo il nome “rosso”.
L’illusione del procedimento deduttivo è ciò che crea le più grandi polemiche anche a livello di analisi politico-sociali e di vita politico-sociale.
Perché non si sa più cos’è la destra o la sinistra?
Semplicemente perché nella Storia si sono individuate proprietà comuni a cui si è dato il nome di Sinistra o di Destra. Oggi siamo al procedimento deduttivo. Cioè si ha la sensazione o l’idea ben precisa, che le idee e/o le azioni dei partiti di sinistra o di destra non abbiano quelle proprietà comuni a cui abbiamo dato il nome di destra o sinistra. Il punto è che queste parole sono state indotte da processi storici e che non bisogna fissarsi sulle parole per pescare negli attuali processi storici. E’ necessari invece partire sempre dai processi storici attuali, ovviamente con il bagaglio di quelle proprietà comuni che abbiamo individuato nel passato e a cui abbiamo dato i nomi di destra e sinistra, ma non dobbiamo fissarci su quel bagaglio altrimenti rischiamo sempre di non capire e non interpretare la realtà, e di farci poi schiacciare dalla realtà che intanto va per conto suo.
Torniamo alla realtà. Cerchiamo di capire da dove nascono le ragione degli uni o degli altri. Cerchiamo di capire quanto queste ragioni apparentemente diverse tra di loro in realtà hanno delle connessioni. Cerchiamo di capire quali sono le parole indotte che si usano nel linguaggio quotidiano e sulla base delle quali le persone guardano al mondo, sulla base delle quali vivono.
In Italia spesso le polemiche dei politici sono più sulle parole, sulle etichette, su come dedurle , cioè su come applicarle alla realtà, e non sui contenuti, cioè non sulle parole prodotte, indotte da questa realtà che ovviamente affonda le sue radici nel passato. Anche chi fa delle analisi, anche gli intellettuali devono incidere sulla realtà sulla base di “nuove” parole indotte. Ho virgolettato “nuove” perché non voglio intendere nuove di zecca . In alcuni casi potrei individuare proprietà comuni diverse e quindi parole effettivamente nuove, in altri casi potrei avere solo parole rinnovate.
Ripeto, torniamo alla realtà, al presente, ai nostri processi storici. E spero si sia anche capito che ciò non signifcia assolutizzare, isolare il presente. Ed anche se lo volessi fare non ci riuscirei. Nessuno può decidere di isolare, assolutizzare il presente. Il presente è anche passato, ma questo è ovvio.
domenica 30 settembre 2007
lunedì 24 settembre 2007
Manifesti
Peccato, ieri l'altro ho perso un'occasione.
Ero giù di morale e così non ho assistito alla manifestazione del Comitato Pro Ospedale e non ho ascoltato il comizio. Mi piacerebbe avere maggiori informazioni su questo problema. Recupererò.
In Piazza Castello invece c'era la festa della Rinascita, cioè dei Comunisti Italiani. Ho ascoltato solo i primi interventi. Puntuale e pulito quello di Enzo Briscese. Per il resto non mi è piaciuto molto il modo di porre problemi e spunti di riflessione. Il linguaggio usato è troppo autoreferenziale e piuttosto retorico.
I politici devono utilizzare un linguaggio diverso. Non dico che debba essere per forza più semplice ma diverso. Un linguaggio che faccia sentire che dietro le parole c'è un pensiero "vivo", c'è un'anima. Si deve respirare aria di vita in quello che si ascolta.
Penso anche al linguaggio dei manifesti. E' proprio necessario essere sempre così "terra terra" con il rischio poi dire cose grossolane?
Su un manifesto del Comitato Pro Ospedale è scritto: BASTA CON LE FALSE PROMESSE MAI MANTENUTE.
Qualcuno mi può spiegare come si fanno a mentenere le FALSE promesse? O si scrive "basta con le false promesse" o si scrive "basta con le promesse mai mantenute". Ma come si fanno a mantenere delle promesse che sono false?
Oppure ho letto: NOI CITTADINI DELL'AREA SANITARIA
Che significa quest'espressione? Area sanitaria de che? Ma forse su questo sono ignorante io. Secondo me era sufficiente scrivere "noi cittadini" e basta.
Anche il manifesto dei Comunisti Italiani non mi è piaciuto: PENSIONI, NON VA!
Che modo di esprimersi è questo? Mi sembra di sentire un commento calcistico di Piccinini ad un tiro calciato fuori.
Come dice Nanni Moretti in Palombella Rossa: "Ma come parla? Le parole sono importanti ".
La prossima volta spero di essere meno triste per quindi partecipare alle pubbliche iniziative, ascoltare un po' di più e potermi concentrare anche sui contenuti.
Ero giù di morale e così non ho assistito alla manifestazione del Comitato Pro Ospedale e non ho ascoltato il comizio. Mi piacerebbe avere maggiori informazioni su questo problema. Recupererò.
In Piazza Castello invece c'era la festa della Rinascita, cioè dei Comunisti Italiani. Ho ascoltato solo i primi interventi. Puntuale e pulito quello di Enzo Briscese. Per il resto non mi è piaciuto molto il modo di porre problemi e spunti di riflessione. Il linguaggio usato è troppo autoreferenziale e piuttosto retorico.
I politici devono utilizzare un linguaggio diverso. Non dico che debba essere per forza più semplice ma diverso. Un linguaggio che faccia sentire che dietro le parole c'è un pensiero "vivo", c'è un'anima. Si deve respirare aria di vita in quello che si ascolta.
Penso anche al linguaggio dei manifesti. E' proprio necessario essere sempre così "terra terra" con il rischio poi dire cose grossolane?
Su un manifesto del Comitato Pro Ospedale è scritto: BASTA CON LE FALSE PROMESSE MAI MANTENUTE.
Qualcuno mi può spiegare come si fanno a mentenere le FALSE promesse? O si scrive "basta con le false promesse" o si scrive "basta con le promesse mai mantenute". Ma come si fanno a mantenere delle promesse che sono false?
Oppure ho letto: NOI CITTADINI DELL'AREA SANITARIA
Che significa quest'espressione? Area sanitaria de che? Ma forse su questo sono ignorante io. Secondo me era sufficiente scrivere "noi cittadini" e basta.
Anche il manifesto dei Comunisti Italiani non mi è piaciuto: PENSIONI, NON VA!
Che modo di esprimersi è questo? Mi sembra di sentire un commento calcistico di Piccinini ad un tiro calciato fuori.
Come dice Nanni Moretti in Palombella Rossa: "Ma come parla? Le parole sono importanti ".
La prossima volta spero di essere meno triste per quindi partecipare alle pubbliche iniziative, ascoltare un po' di più e potermi concentrare anche sui contenuti.
mercoledì 19 settembre 2007
Dialetto ed italiano
Quando sento i miei genitori parlare in dialetto penso che loro non hanno bisogno di cercare la parola giusta, non hanno bisogno di preoccuparsi della costruzione della frase, parlano in modo del tutto spontaneo.
Quando io parlo in italiano cerco di esprimermi in modo fluido, impostando correttamente la frase, trovando la parola adeguata. Ma i miei genitori no. A loro viene tutto in modo automatico e spontaneo.
Mi chiedo, cosa significa ciò? Credo che significhi che il dialetto sia per loro uno strumento di comunicazione che fa tutt'uno con il loro essere in sé e nel mondo. Anzi, forse è proprio il dialetto che fa del loro essere in sé allo stesso tempo un essere nel mondo. Per me invece l'italiano è come una cassetta degli attrezzi in cui trovare quello migliore per esprimermi in modo corretto. Quindi non c'è immediatamente identificazione tra la lingua che parlo, l'italiano, e la mia cultura, la mia persona, il mio essere in sé e nel mondo. E' un problema?
Secondo me lo è se in questa cassetta degli attrezzi peschiamo a caso o in modo superficale e poco adeguato. Quando parliamo dobbiamo essere bravi ad usare le parole che esprimono bene il nostro pensiero e il nostro modo di essere, di pensare, di vivere. Solo così possiamo fare in modo che la nostra lingua ci rappresenti, cioè rappresenti noi stessi, la nostra persona, anche se non immediatamente come nel caso dei miei genitori con il dialetto. Altrimenti il nostro parlare risulta vacuo, superficiale, e noi siamo sempre più alienati da noi stessi prima ancora che dal contesto esterno e dagli altri.
Quando io parlo in italiano cerco di esprimermi in modo fluido, impostando correttamente la frase, trovando la parola adeguata. Ma i miei genitori no. A loro viene tutto in modo automatico e spontaneo.
Mi chiedo, cosa significa ciò? Credo che significhi che il dialetto sia per loro uno strumento di comunicazione che fa tutt'uno con il loro essere in sé e nel mondo. Anzi, forse è proprio il dialetto che fa del loro essere in sé allo stesso tempo un essere nel mondo. Per me invece l'italiano è come una cassetta degli attrezzi in cui trovare quello migliore per esprimermi in modo corretto. Quindi non c'è immediatamente identificazione tra la lingua che parlo, l'italiano, e la mia cultura, la mia persona, il mio essere in sé e nel mondo. E' un problema?
Secondo me lo è se in questa cassetta degli attrezzi peschiamo a caso o in modo superficale e poco adeguato. Quando parliamo dobbiamo essere bravi ad usare le parole che esprimono bene il nostro pensiero e il nostro modo di essere, di pensare, di vivere. Solo così possiamo fare in modo che la nostra lingua ci rappresenti, cioè rappresenti noi stessi, la nostra persona, anche se non immediatamente come nel caso dei miei genitori con il dialetto. Altrimenti il nostro parlare risulta vacuo, superficiale, e noi siamo sempre più alienati da noi stessi prima ancora che dal contesto esterno e dagli altri.
lunedì 17 settembre 2007
Come si giudica l'operato di una Giunta Comunale?
(E' una domanda valida anche a livello di politica nazionale.)
Come si giudica una Giunta Comunale?
Io non so niente di politica venosina perché non me ne sono mai interessato. Non fatemi trovare giustificazioni (grande problema culturale degli italiani è quello di voler giustificare sempre ogni propria azione o comportamento). Non me ne sono mai interessato. Punto.
Ma da qualche giorno frequento il blog http://www.ca-gi.it/ in cui si parla molto di politica venosina e mi sembra di capire che c'è molto malcontento sull'operato della Giunta attuale. Mi chiedo, perchè?
Non hanno rispettato il programma elettorale? (dove posso trovare una copia?)
Non hanno mantenuto le promesse? (ma le promesse non sono scritte in un programma elettorale? ripeto, dove posso trovare una copia?)
Oppure sul programma erano definite cose in modo troppo generale ed allora si sono create delle aspettative poi disattese?
Oppure gli elettori immaginavano che avrebbero realizzato delle cose (anche se non sono state mai scritte da nessuna parte) che poi non sono state fatte?
Oppure si critica la condotta morale?
Oppure sono state fatte cose che si sono ritenute negative?
Un'affermazione che non ho mai ben visto è la seguente: "Non hanno fatto niente".
Non mi piace. Mi piacerebbe sentire: "Non hanno fatto niente di quello che hanno detto o promesso".
A questo punto io continuerei a chiedere dove sono scritte le cose dette o promesse. Se non in un programma elettorale pre-elezioni, si trovano forse in un programma post-elettorale.
insomma prima di valutare le cose fatte, un cittadino dovrebbe essere in grado di poter valutare le cose dette o promesse. E quindi confrontare le cose fatte con quelle dette o promesse.
PS: un'altra domanda che mi pongo è questa: come si fa a valutare se un paese come Venosa sta meglio rispetto agli anni precedenti in termini sociali, economici, culturali, ambientali, sanitari, occupazionali, ecc.? con dati obiettivi? (attenzione però, non voglio sostituire l'analisi "qualitativa" con i numeri. mi riferisco a dati di supporto ad un'analisi di tipo sociologico, economico, culturale, politico)
Come si giudica una Giunta Comunale?
Io non so niente di politica venosina perché non me ne sono mai interessato. Non fatemi trovare giustificazioni (grande problema culturale degli italiani è quello di voler giustificare sempre ogni propria azione o comportamento). Non me ne sono mai interessato. Punto.
Ma da qualche giorno frequento il blog http://www.ca-gi.it/ in cui si parla molto di politica venosina e mi sembra di capire che c'è molto malcontento sull'operato della Giunta attuale. Mi chiedo, perchè?
Non hanno rispettato il programma elettorale? (dove posso trovare una copia?)
Non hanno mantenuto le promesse? (ma le promesse non sono scritte in un programma elettorale? ripeto, dove posso trovare una copia?)
Oppure sul programma erano definite cose in modo troppo generale ed allora si sono create delle aspettative poi disattese?
Oppure gli elettori immaginavano che avrebbero realizzato delle cose (anche se non sono state mai scritte da nessuna parte) che poi non sono state fatte?
Oppure si critica la condotta morale?
Oppure sono state fatte cose che si sono ritenute negative?
Un'affermazione che non ho mai ben visto è la seguente: "Non hanno fatto niente".
Non mi piace. Mi piacerebbe sentire: "Non hanno fatto niente di quello che hanno detto o promesso".
A questo punto io continuerei a chiedere dove sono scritte le cose dette o promesse. Se non in un programma elettorale pre-elezioni, si trovano forse in un programma post-elettorale.
insomma prima di valutare le cose fatte, un cittadino dovrebbe essere in grado di poter valutare le cose dette o promesse. E quindi confrontare le cose fatte con quelle dette o promesse.
PS: un'altra domanda che mi pongo è questa: come si fa a valutare se un paese come Venosa sta meglio rispetto agli anni precedenti in termini sociali, economici, culturali, ambientali, sanitari, occupazionali, ecc.? con dati obiettivi? (attenzione però, non voglio sostituire l'analisi "qualitativa" con i numeri. mi riferisco a dati di supporto ad un'analisi di tipo sociologico, economico, culturale, politico)
sabato 15 settembre 2007
LA TELEVISIZZAZIONE DELLE PIAZZE: ATTO CONCLUSIVO
Con gli interventi precedenti ho voluto spiegare perché secondo me la TV non si rivolge alle coscienze dei tele-spettatori in modo costruttivo (cioè prevedendone un’interazione proiettata alla crescita). In realtà la televisione si rivolge sì alle coscienze ma solo per modificarle o per assecondarle senza che le coscienze “se ne accorgano”, cioè senza alcuna mediazione da parte della coscienza del tele-spettatore. In che modo la televisione potrebbe creare un rapporto di interazione proiettato alla crescita, all’arricchimento, allo sviluppo delle coscienze dei tele-spettatori (ammesso cha sia possibile) ne vorrei parlare in seguito o altrove. Adesso vorrei invece ritornare sul discorso della televisizzazione delle piazze.
Se trasformassimo le nostre piazze in format televisivi le nostre coscienze verrebbero ulteriormente annacquate. Riprendiamo il caso di Corona nella nostra Venosa.
Io sono piuttosto convinto che molte persone che hanno firmato per non volere Corona sul palco, seguono invece le vicende Corona in programmi televisivi sconcertanti quali quello di Cucuzza o Studio Aperto (che ovviamente non è un TG, ma lo do come dato scontato anche perché sarebbe banale disquisire su questo). Quindi più o meno consapevolmente queste persone accettano che Corona possa essere un personaggio televisivo. Cioè accettano che lui possa salire sul “palco della televisione”. Quindi perché non volerlo sul palco della nostra piazza? Perché, risponderebbero , Corona non sa far niente in termini artistici, è indagato (motivo che noi del Tarlo non condividevamo. Noi del Tarlo contestavamo il fatto che lui avrebbe, così come ha fatto, spettacolarizzato le sue vicende giudiziarie e attaccato la magistratura) e rappresenta un cattivo esempio morale. Molte di queste persone (è una mia supposizione) mentre vedono la televisione pensano le stesse cose ma continuano a guardarla perché c’è una parte della loro coscienza (che non è l’inconscio ma si tratta proprio di coscienza) che è interessata a quelle vicende.
Nel firmare la petizione in queste persone è prevalsa la parte della coscienza che vede male certi personaggi , su quella che invece è interessata a queste vicende. Il mio timore è che nel riproporre queste iniziative la parte della coscienza delle persone interessata a queste vicende potrebbe prevalere sull’altra. Ed è questo che io definisco un imbarbarimento culturale da combattere. Inoltre, il rapporto tra piazza televisivizzata e spettatori diventerebbe come quello che c’è tra TV e tele-spettatori, cioè un rapporto orientato solo alla modifica o all’assecondamento delle coscienze e mai allo sviluppo, alla crescita, all’arricchimento delle stesse. Pensate a comizi elettorali o a campagne elettorali sempre più televisivizzati. Corona sul palco ci ha dato un assaggio di un comizio elettorale televisivizzato (pensate che è riuscito a strappare applausi sul tema ospedale quando doveva essere evidente a tutti che al massimo gliene aveva parlato Duino cinque minuti prima che lui salisse sul palco e che lui quindi non poteva conoscere le problematiche dell’ospedale. Di conseguenza la gente si sarebbe dovuta sentire offesa per il fatto che Corona usasse in modo spudoratamente demagogico un tema invece a noi molto caro). E pensate anche al fatto che la gente vorrebbe poi sempre più personaggi televisivi e format televisivi e sempre meno esibizioni di contenuto diversi.
No, no, questa battaglia non può terminare. Ragazzi teniamo alta la guardia.
Se trasformassimo le nostre piazze in format televisivi le nostre coscienze verrebbero ulteriormente annacquate. Riprendiamo il caso di Corona nella nostra Venosa.
Io sono piuttosto convinto che molte persone che hanno firmato per non volere Corona sul palco, seguono invece le vicende Corona in programmi televisivi sconcertanti quali quello di Cucuzza o Studio Aperto (che ovviamente non è un TG, ma lo do come dato scontato anche perché sarebbe banale disquisire su questo). Quindi più o meno consapevolmente queste persone accettano che Corona possa essere un personaggio televisivo. Cioè accettano che lui possa salire sul “palco della televisione”. Quindi perché non volerlo sul palco della nostra piazza? Perché, risponderebbero , Corona non sa far niente in termini artistici, è indagato (motivo che noi del Tarlo non condividevamo. Noi del Tarlo contestavamo il fatto che lui avrebbe, così come ha fatto, spettacolarizzato le sue vicende giudiziarie e attaccato la magistratura) e rappresenta un cattivo esempio morale. Molte di queste persone (è una mia supposizione) mentre vedono la televisione pensano le stesse cose ma continuano a guardarla perché c’è una parte della loro coscienza (che non è l’inconscio ma si tratta proprio di coscienza) che è interessata a quelle vicende.
Nel firmare la petizione in queste persone è prevalsa la parte della coscienza che vede male certi personaggi , su quella che invece è interessata a queste vicende. Il mio timore è che nel riproporre queste iniziative la parte della coscienza delle persone interessata a queste vicende potrebbe prevalere sull’altra. Ed è questo che io definisco un imbarbarimento culturale da combattere. Inoltre, il rapporto tra piazza televisivizzata e spettatori diventerebbe come quello che c’è tra TV e tele-spettatori, cioè un rapporto orientato solo alla modifica o all’assecondamento delle coscienze e mai allo sviluppo, alla crescita, all’arricchimento delle stesse. Pensate a comizi elettorali o a campagne elettorali sempre più televisivizzati. Corona sul palco ci ha dato un assaggio di un comizio elettorale televisivizzato (pensate che è riuscito a strappare applausi sul tema ospedale quando doveva essere evidente a tutti che al massimo gliene aveva parlato Duino cinque minuti prima che lui salisse sul palco e che lui quindi non poteva conoscere le problematiche dell’ospedale. Di conseguenza la gente si sarebbe dovuta sentire offesa per il fatto che Corona usasse in modo spudoratamente demagogico un tema invece a noi molto caro). E pensate anche al fatto che la gente vorrebbe poi sempre più personaggi televisivi e format televisivi e sempre meno esibizioni di contenuto diversi.
No, no, questa battaglia non può terminare. Ragazzi teniamo alta la guardia.
venerdì 14 settembre 2007
La televisizzazione delle piazze: TV, coscienza critica e l'ANNACQUAMENTO DI MASSA
Riprendo il discorso avviato nei giorni scorsi.
Una coscienza critica si sviluppa solo con la riflessione, con i dubbi, con le incomprensioni (nel senso cognitivo del termine). Paradossalmente uno studente che capisce tutto subito non sta sviluppando una propria coscienza critica.
La televisione ha evidentemente la possibilità di cambiare le coscienze delle persone ma senza passare per le fasi della riflessione, del dubbio, dell'incomprensione. In TV tutto è chiaro. Metafora assoluta è Porta a porta con i suoi ospiti. I titoli del programma sono chiari (ENORMI). Lo schermo su cui danno i filmati o su cui si vedono gli ospiti in collegamento, è chiaro (GIGANTESCO). Le luci sono chiare (A PALLA). Le poltrone sono chiare. L'ingresso in scena degli ospiti è chiaro (si suona un campanello, si apre una porta e si entra). Il clamore con cui comincia il programma è chiaro (LA MUSICA DI VIA COL VENTO). Se si parla del Caso cogne tutto deve essere chiaro: stessi ospiti, stessi argomenti, stessi ritmi.
L'unica cosa che non mi è chiara è il titolo. E' forse una minaccia: verremo a rompervi le scatole casa per casa?
Cosa hanno assimilato le nostre coscienze dopo anni di programmazione di Porta a Porta sul Caso Cogne? Cosa abbiamo imparato? In che modo le nostre idee sulla società si sono arricchite? Niente di niente. Il Caso Cogne è diventato puro spettacolo 5 minuti dopo l'accaduto.
Ripeto, anche programmi come Report non sviluppano una coscienza critica, ma la danno come pre-condizione con cui si guarda l'inchiesta proposta. Lo stesso fanno i politici in TV. Non sono interessati allo sviluppo di una coscienza critica ma solo al modo in cui "montare" i propri discorsi sulla base della coscienza critica così come già presente nella società (in realtà non so quanto siano critiche le nostre attuali coscienze). Non la sviluppa nemmeno Beppe Grillo. Dieci-quindici anni fa sì, perchè Grillo proponeva nelle sue denunce un modo critico con cui porsi nei confronti della realtà, ma oggi no (ed è per questo che i libri di Grillo si trovano bonariamente negli Autogrill). E di certo non la sviluppano programmi "cuturali" come quelli di Piero Angela.
Tutto ciò lo definirei ANNACQUAMENTO DI MASSA.
Sviluppare una coscienza critica significa dare strumenti al tele-spettatore per arricchire il proprio modo con cui guarda alla realtà (attenzione, guardare alla realtà, che non è un semplice guardare la realtà) e quindi anche alla televisione stessa.
Continuo nei prossimi giorni.
Una coscienza critica si sviluppa solo con la riflessione, con i dubbi, con le incomprensioni (nel senso cognitivo del termine). Paradossalmente uno studente che capisce tutto subito non sta sviluppando una propria coscienza critica.
La televisione ha evidentemente la possibilità di cambiare le coscienze delle persone ma senza passare per le fasi della riflessione, del dubbio, dell'incomprensione. In TV tutto è chiaro. Metafora assoluta è Porta a porta con i suoi ospiti. I titoli del programma sono chiari (ENORMI). Lo schermo su cui danno i filmati o su cui si vedono gli ospiti in collegamento, è chiaro (GIGANTESCO). Le luci sono chiare (A PALLA). Le poltrone sono chiare. L'ingresso in scena degli ospiti è chiaro (si suona un campanello, si apre una porta e si entra). Il clamore con cui comincia il programma è chiaro (LA MUSICA DI VIA COL VENTO). Se si parla del Caso cogne tutto deve essere chiaro: stessi ospiti, stessi argomenti, stessi ritmi.
L'unica cosa che non mi è chiara è il titolo. E' forse una minaccia: verremo a rompervi le scatole casa per casa?
Cosa hanno assimilato le nostre coscienze dopo anni di programmazione di Porta a Porta sul Caso Cogne? Cosa abbiamo imparato? In che modo le nostre idee sulla società si sono arricchite? Niente di niente. Il Caso Cogne è diventato puro spettacolo 5 minuti dopo l'accaduto.
Ripeto, anche programmi come Report non sviluppano una coscienza critica, ma la danno come pre-condizione con cui si guarda l'inchiesta proposta. Lo stesso fanno i politici in TV. Non sono interessati allo sviluppo di una coscienza critica ma solo al modo in cui "montare" i propri discorsi sulla base della coscienza critica così come già presente nella società (in realtà non so quanto siano critiche le nostre attuali coscienze). Non la sviluppa nemmeno Beppe Grillo. Dieci-quindici anni fa sì, perchè Grillo proponeva nelle sue denunce un modo critico con cui porsi nei confronti della realtà, ma oggi no (ed è per questo che i libri di Grillo si trovano bonariamente negli Autogrill). E di certo non la sviluppano programmi "cuturali" come quelli di Piero Angela.
Tutto ciò lo definirei ANNACQUAMENTO DI MASSA.
Sviluppare una coscienza critica significa dare strumenti al tele-spettatore per arricchire il proprio modo con cui guarda alla realtà (attenzione, guardare alla realtà, che non è un semplice guardare la realtà) e quindi anche alla televisione stessa.
Continuo nei prossimi giorni.
mercoledì 12 settembre 2007
La Lucania sempre più terra di cinema. E Venosa?
(riprenderò il discorso sulla televisizzazione delle piazze che mi sta molto a cuore perché voglio continuare a combattere con tutte le mie forze ed energie mentali affinché non si ripetano mai più a Venosa eventi spiacevoli ed offensivi per il nostro paese come quello dell'iniziativa Corona. Con questo post apro una parentesi sulle numerose location in Basilicata)
In quest'ultimi anni sono stati girati sempre più film in Basilicata. Il caso più conosciuto è quello di The Passion di Mel Gibson. Ma c'è anche Io non ho paura di Salvatores ed in questo periodo è nelle sale un film interamente girato a Matera e dintorni: Il rabdomante. (Ho appena visto su internet che lo danno al cinema Duni a Matera). Anche diversi spot pubblicitari sono stati girati in Basilicata in quest'ultimi tempi. Vedi quello della Grande Punto.
E' soprattutto la zona di Matera ad essere coinvolta. Ed a Pisticci ogni anno un'associazione culturale organizza un bellissimo festival di cortometraggi: Lucania Film Festival. So che alcuni cineasti venosini non l'apprezzano molto ma a me invece piace moltissimo. Non sindaco sulla competenza delle giurie, ogni anno però il festival fa sempre passi avanti degni di nota.
Citerei anche il Potenza Film Festival. Non vi ho mai partecipato ma è comunque un festival conosciuto a livello nazionale, quindi dovrebbe essere un buon festival.
Da anni si dice che Bertolucci vuole fare un film su Gesualdo e che dovrebbe venire anche a Venosa a girare. Ma quando lo fa?
E soprattutto, perché non promuoviamo Venosa come location anche per altri film vista la bellezza del nostro paese e visto che qualche Pro Loco MINACCIA ancora di volerla promuovere con la spazzatura?
PS: approfitto di quest'argomento per complimentarmi con i ragazzi di Venosa che hanno messo su l'etichetta FilmDiscaunt. Apprezzo molto i loro lavori e mi faccio promotore di una serata con intera proiezione di tutti i loro lavori. Per quanti non lo sapessero segnalo che il documentario "Lo sciopero di Girasole" sta vincendo premi di un certo rilievo in tutto il territorio nazionale.
Viva Venosa. Abbasso chi la offende.
In quest'ultimi anni sono stati girati sempre più film in Basilicata. Il caso più conosciuto è quello di The Passion di Mel Gibson. Ma c'è anche Io non ho paura di Salvatores ed in questo periodo è nelle sale un film interamente girato a Matera e dintorni: Il rabdomante. (Ho appena visto su internet che lo danno al cinema Duni a Matera). Anche diversi spot pubblicitari sono stati girati in Basilicata in quest'ultimi tempi. Vedi quello della Grande Punto.
E' soprattutto la zona di Matera ad essere coinvolta. Ed a Pisticci ogni anno un'associazione culturale organizza un bellissimo festival di cortometraggi: Lucania Film Festival. So che alcuni cineasti venosini non l'apprezzano molto ma a me invece piace moltissimo. Non sindaco sulla competenza delle giurie, ogni anno però il festival fa sempre passi avanti degni di nota.
Citerei anche il Potenza Film Festival. Non vi ho mai partecipato ma è comunque un festival conosciuto a livello nazionale, quindi dovrebbe essere un buon festival.
Da anni si dice che Bertolucci vuole fare un film su Gesualdo e che dovrebbe venire anche a Venosa a girare. Ma quando lo fa?
E soprattutto, perché non promuoviamo Venosa come location anche per altri film vista la bellezza del nostro paese e visto che qualche Pro Loco MINACCIA ancora di volerla promuovere con la spazzatura?
PS: approfitto di quest'argomento per complimentarmi con i ragazzi di Venosa che hanno messo su l'etichetta FilmDiscaunt. Apprezzo molto i loro lavori e mi faccio promotore di una serata con intera proiezione di tutti i loro lavori. Per quanti non lo sapessero segnalo che il documentario "Lo sciopero di Girasole" sta vincendo premi di un certo rilievo in tutto il territorio nazionale.
Viva Venosa. Abbasso chi la offende.
La televisizzazione delle piazze: TV e coscienza critica del tele-spettatore
Vorrei approfondire il discorso sulla televisizzazione delle piazze con una serie di post. Oggi mi soffermo sul rapporto tra la TV e la coscienza critica del tele-spettatore.
Pasolini condannava lo strumento televisivo in quanto diceva che per forza di cose chi lo frequenta si pone dall'alto rispetto al tele-spettatore. E tutti i rapporti verticali per Pasolini erano anti-democratici.
Quando ho ascoltato per la prima volta Pasolini esprimere queste sue considerazioni, ho pensato che questo discorso potrebbe valere anche per il rapporto scrittore-lettore, regista-spettatore, e così via. Oggi invece capisco che c'è un'enorme differenza. Spesso il rapporto televisione-spettatore è senza filtri, senza mediazione. Dirò di più: mediare ciò che si vede tramite una propria coscienza critica non è essenziale affinché il mezzo televisivo ci sia. La maggiorparte delle cose che si vedono in TV non hanno bisogno di nessuna mediazione. Ed a pensarci bene anche le cose di maggiore qualità non hanno bisogno di nessuna mediazione. Il mio programma televisivo preferito è Passepartout. Ma io lo vedo come chi appassionato di calcio segue un programma sul calcio. Cioè non lo vedo per pormi domande, per riflettere, semplicemente lo vedo perché sono appassionato di arte e mi piace il modo in cui viene raccontata l'arte in quel programma. Un programma come Report è invece un programma di informazione, non mi si dica che sviluppa discorsi critici. I format con dibattiti su temi politico-sociali si rivolgono alle coscienze? In realtà sono sempre programmi in cui si avvalorano tesi e non in cui si creano spunti di ricerca critica. A me sembra che chi parla in TV è come se pensasse solo ed esclusivamente ad avere ragione (o meglio, a voler che gli si dia ragione). Lo sviluppo del discorso non ha alcun valore in sé ma è solo un veloce montaggio per arrivare al risultato finale. La televisione può al massimo essere veicolo di tesi costruite ed elaborate altrove, ma la domanda è: può una coscienza svilupparsi se non è partecipe del processo di sviluppo di una tesi? No. Le teorie di un professore universitario possono avere un effetto sulla coscienza dello studente nel momento in cui lo studente segue lo sviluppo di quelle teorie durante un percorso di lezioni. In TV è come se si leggessero i commenti sui libri senza leggere i libri. Pensate proprio ai programmi in cui si parla di un libro. Se ne parla e poi "ipocritamente" (cioè solo per scopi promozionali) s'invita a leggere il libro. Ma è una falsità. In realtà il programma sta benissimo in piedi anche se non si è letto il libro e se non si leggerà mai il libro, perché strutturalmente la televisione veicola risultati, veicola effetti, veicola conseguenze, in TV si parla del prodotto finito e non di come si arriva a quel prodotto.
Blob è forse l'unico programma televisivo che parla alle coscienze.
Pasolini condannava lo strumento televisivo in quanto diceva che per forza di cose chi lo frequenta si pone dall'alto rispetto al tele-spettatore. E tutti i rapporti verticali per Pasolini erano anti-democratici.
Quando ho ascoltato per la prima volta Pasolini esprimere queste sue considerazioni, ho pensato che questo discorso potrebbe valere anche per il rapporto scrittore-lettore, regista-spettatore, e così via. Oggi invece capisco che c'è un'enorme differenza. Spesso il rapporto televisione-spettatore è senza filtri, senza mediazione. Dirò di più: mediare ciò che si vede tramite una propria coscienza critica non è essenziale affinché il mezzo televisivo ci sia. La maggiorparte delle cose che si vedono in TV non hanno bisogno di nessuna mediazione. Ed a pensarci bene anche le cose di maggiore qualità non hanno bisogno di nessuna mediazione. Il mio programma televisivo preferito è Passepartout. Ma io lo vedo come chi appassionato di calcio segue un programma sul calcio. Cioè non lo vedo per pormi domande, per riflettere, semplicemente lo vedo perché sono appassionato di arte e mi piace il modo in cui viene raccontata l'arte in quel programma. Un programma come Report è invece un programma di informazione, non mi si dica che sviluppa discorsi critici. I format con dibattiti su temi politico-sociali si rivolgono alle coscienze? In realtà sono sempre programmi in cui si avvalorano tesi e non in cui si creano spunti di ricerca critica. A me sembra che chi parla in TV è come se pensasse solo ed esclusivamente ad avere ragione (o meglio, a voler che gli si dia ragione). Lo sviluppo del discorso non ha alcun valore in sé ma è solo un veloce montaggio per arrivare al risultato finale. La televisione può al massimo essere veicolo di tesi costruite ed elaborate altrove, ma la domanda è: può una coscienza svilupparsi se non è partecipe del processo di sviluppo di una tesi? No. Le teorie di un professore universitario possono avere un effetto sulla coscienza dello studente nel momento in cui lo studente segue lo sviluppo di quelle teorie durante un percorso di lezioni. In TV è come se si leggessero i commenti sui libri senza leggere i libri. Pensate proprio ai programmi in cui si parla di un libro. Se ne parla e poi "ipocritamente" (cioè solo per scopi promozionali) s'invita a leggere il libro. Ma è una falsità. In realtà il programma sta benissimo in piedi anche se non si è letto il libro e se non si leggerà mai il libro, perché strutturalmente la televisione veicola risultati, veicola effetti, veicola conseguenze, in TV si parla del prodotto finito e non di come si arriva a quel prodotto.
Blob è forse l'unico programma televisivo che parla alle coscienze.
martedì 11 settembre 2007
CORONA, DUINO, I RAGAZZI DELLA CONTESTAZIONE, PIERPAOLO, MARCO, ROCCO, MARIA/CONCETTA, FABIO, TIZIANO, LEONARD, CAMUS
(visto che si parla della mia estate a Venosa, riporto anche su questo diario venosino un post che ho scritto sull'altro mio blog eyeswideopen.splinder.com )
Sono di ritorno per Roma.
La mia estate è cominciata con il post In famiglia siamo pochi in cui raccontavo il mio viaggio per Venosa da Roma ed ora finisce sull'autostrada opposta. A farmi compagnia durante il tragitto ci sono sempre le solite cose: i miei pensieri e la musica di Leonard Cohen.
E' evidente che quest'estate ho immaginato tutto.
Ho trascorso una notte al cimitero. Mi sono vestito da prete. Ho rilasciato interviste alla radio e in TV. Ho scritto un articolo su un quotidiano. Ho montato un documentario. Ho messo su un piccolo centro sociale: tavolo da ping pong più videoproiettore.
E soprattutto ho conosciuto tante persone. Nel post In famiglia siamo pochi ironizzavo sul fatto che se mi candidassi alle elezioni comunali le vincerei con facilità, in quanto essendo pochi in famiglia, non conoscendo nessuno in paese e non avendo quindi familiari o conoscenti da sistemare, farei di certo il bene della comunità. Ma dopo questa estate il numero di persone che conosco è salito moltissimo. Soprattutto grazie a Fabrizio Corona e al presidente della Pro Loco di Venosa, Michele Duino.
Ebbene sì. Fabrizio Corona e Michele Duino mi hanno regalato un momento di gloria cittadina. Non so come e non so quando, ma soprattutto non so perché, nel bel mezzo dell'estate mi sono ritrovato ad essere il portavoce del gruppo di ragazzi che si è opposto all'iniziativa voluta dalla Pro Loco di Venosa di invitare Fabrizio Corona sul palco della Notte Bianca. La notizia di questa contestazione è finita addirittura sui giornali e telegiornali nazionali. Sono convinto che tale clamore mediatico ci sia stato soprattutto perché quelli del Caso Cogne e Sgarbi erano in ferie.
Con l'avvicinarsi del giorno dell'esibizione di Corona diventavo sempre più conosciuto in paese e venivo sempre più spesso invitato da radio, giornali e qualche TV a rilasciare dichiarazioni. In un certo senso mi cominciavo a sentire come l'anti-Corona. E così il successo cittadino e la sensazione di essere l'anti-Corona mi rendevano talmente felice e soddisfatto che ad un certo punto mi sono inventato di tutto pur di uscire da quella situazione. Ho sfoderato riflessioni hegeliane, ho creato traumi psichici e crisi esistenziali, ho contrapposto Benigni a Corona, tutto ciò pur di tirarmi fuori da quella contestazione.
Eppure a pensarci bene, io sono davvero il perfetto anti-Corona. Abbiamo la stessa età e quindi la sfida ci sta tutta. Lui è abbronzatissimo e io pallidissimo. Lui ha folti capelli e tenuti ben in ordine, io sono praticamente calvo e la mia calvizie è del tutto disordinata. Lui è super-palestrato ed io sono super-ingessato. Lui si muove con disinvoltura, da vero fico, ed io ho un sex appeal ridotto ai minimi termini. Lui è brutto ma sembra bello in quanto ben truccato e curato, io sono bello ma sembro brutto perché nessuno mi trucca e mi cura. A lui piacciono le donne fiche come Nina Moric e a me piacciono le donne artiste come Carmen Consoli. Ad entrambi piacciono molti soldi ma non ho capito ancora lui cosa se ne vuole fare. Dice che vorrebbe andare a vivere al mare per sempre oppure che vorrebbe aprirsi un risotrante a New York. Io andrei a trovare tutti i miei amici che sono un po' ovunque in Italia ed anche in Europa, poi vedrei tutti i film belli del mondo, visiterei tante mostre, girerei l'Italia alla ricerca di talenti cinematografici.
Sul serio, grazie Corona, grazie Duino. Questa estate ho conosciuto dei ragazzi bellissimi ed intelligentissimi, i ragazzi della contestazione tanto per intenderci. Quei ragazzi che Duino ha sbeffeggiato dicendo che pensano solo a bere e fumare. Inananzi tutto vorrei dire a Duino che non è vero che questi ragazzi pensano solo a bere e fumare, loro bevono e fumano. Scherzi a parte, sono ragazzi eccezionali, ragionano sulle cose in modo puntuale, parlano con cognizione di causa, agiscono in modo preciso ed efficace. Sono anche artisti. Come dimenticare la storia di un ragazzo musicista che ha raccontato di essere finito per una notte in carcere per una serie di visissitudini legate al suo rifiuto di eseguire sul palco "musica da passeggio" . Oppure la storia di una ragazza che ha raccontato che per dipingere è costretta ad andare a casa di un amico in quanto casa sua non ha gli spazi adeguati. Ho così immaginato la scena dei due ragazzi che s'incrociano per strada, l'uno con la chitarra sotto il braccio portato dai carabinieri in caserma e l'altra che con i pennelli sotto il braccio si accinge a raggiungere la casa dell'amico per dipingere. Ma non ho immaginato solo la scena dell'incontro tra i due ragazzi artisti, quest'estate ho immaginato tutto quello che ho fatto ed ho immaginato tutte le bellissime persone con cui sono stato.
Ho immaginato i ragazzi della contestazione. Ho immaginato Pierpaolo il ragazzo più bello di tutti ed è lui che mi ha aperto le porte della comunità venosina. Ho immaginato Marco che nella sua officina ha realizzato il Silanone (un carrello artigianale con dolly che abbiamo usato per le riprese del corto). Ho immaginato Rocco che con la sua macchina fotografica ha scattato foto bellissime. Ho immaginato Fabio correggere tutti gli attori che sbagliavano la parte (a proposito, ora sto immaginando che Fabio sta scrivendo il capolavoro dei capolavori). Ho immaginato Maria Concetta che mi contestava qualunque cosa dicessi e pensassi (anche se lei contesta questa mia affermazione. ah ah). E soprattutto ho immaginato Tiziano riempire le mie giornate di riflessioni sull'arte, di cortometraggi, documentari, musica, fotografia, di birre kiatratissime e focacce deliziose, di giri in macchina sempre con Leonard come sottofondo, di passeggiate straordinarie avvolti dal silenzio della luce e dei muti vicoli del centro storico di Venosa.
Forse ora sto anche immaginando di innamorarmi. Che culo avrei se mi innamorassi nel periodo in cui ascolto Leonard Cohen. Il sentimento si eleva ed anche la sofferenza viene sublimata. Pensa alla sfiga di chi s'innamora mentre ascolta Gigi D'Alessio.
E' stata l'estate di Leonard Cohen. Della sua musica che ha definitvamente conquistato la mia immaginazione sempre in bilico tra sogno e realtà. Amare Leonard Cohen è un privilegio.
E' stata anche l'estate della lettura dello Straniero di Camus. Ho 32 anni e so capire quali sono le cose della mia vita che potrebbero essere passeggere anche se intense e quali cose invece si "depositano" nella mia coscienza per non andare più via. Lo Straniero rimarrà per sempre dentro di me.
Ma soprattuto è stata l'estate in cui ho capito definitivamente che la noia non nasce dal non aver nulla da fare ma dal non aver voglia di fare nulla.
Grazie a tutti e soprattutto grazie alla mia immaginazione.
Buon autunno a tutti.
Sono di ritorno per Roma.
La mia estate è cominciata con il post In famiglia siamo pochi in cui raccontavo il mio viaggio per Venosa da Roma ed ora finisce sull'autostrada opposta. A farmi compagnia durante il tragitto ci sono sempre le solite cose: i miei pensieri e la musica di Leonard Cohen.
E' evidente che quest'estate ho immaginato tutto.
Ho trascorso una notte al cimitero. Mi sono vestito da prete. Ho rilasciato interviste alla radio e in TV. Ho scritto un articolo su un quotidiano. Ho montato un documentario. Ho messo su un piccolo centro sociale: tavolo da ping pong più videoproiettore.
E soprattutto ho conosciuto tante persone. Nel post In famiglia siamo pochi ironizzavo sul fatto che se mi candidassi alle elezioni comunali le vincerei con facilità, in quanto essendo pochi in famiglia, non conoscendo nessuno in paese e non avendo quindi familiari o conoscenti da sistemare, farei di certo il bene della comunità. Ma dopo questa estate il numero di persone che conosco è salito moltissimo. Soprattutto grazie a Fabrizio Corona e al presidente della Pro Loco di Venosa, Michele Duino.
Ebbene sì. Fabrizio Corona e Michele Duino mi hanno regalato un momento di gloria cittadina. Non so come e non so quando, ma soprattutto non so perché, nel bel mezzo dell'estate mi sono ritrovato ad essere il portavoce del gruppo di ragazzi che si è opposto all'iniziativa voluta dalla Pro Loco di Venosa di invitare Fabrizio Corona sul palco della Notte Bianca. La notizia di questa contestazione è finita addirittura sui giornali e telegiornali nazionali. Sono convinto che tale clamore mediatico ci sia stato soprattutto perché quelli del Caso Cogne e Sgarbi erano in ferie.
Con l'avvicinarsi del giorno dell'esibizione di Corona diventavo sempre più conosciuto in paese e venivo sempre più spesso invitato da radio, giornali e qualche TV a rilasciare dichiarazioni. In un certo senso mi cominciavo a sentire come l'anti-Corona. E così il successo cittadino e la sensazione di essere l'anti-Corona mi rendevano talmente felice e soddisfatto che ad un certo punto mi sono inventato di tutto pur di uscire da quella situazione. Ho sfoderato riflessioni hegeliane, ho creato traumi psichici e crisi esistenziali, ho contrapposto Benigni a Corona, tutto ciò pur di tirarmi fuori da quella contestazione.
Eppure a pensarci bene, io sono davvero il perfetto anti-Corona. Abbiamo la stessa età e quindi la sfida ci sta tutta. Lui è abbronzatissimo e io pallidissimo. Lui ha folti capelli e tenuti ben in ordine, io sono praticamente calvo e la mia calvizie è del tutto disordinata. Lui è super-palestrato ed io sono super-ingessato. Lui si muove con disinvoltura, da vero fico, ed io ho un sex appeal ridotto ai minimi termini. Lui è brutto ma sembra bello in quanto ben truccato e curato, io sono bello ma sembro brutto perché nessuno mi trucca e mi cura. A lui piacciono le donne fiche come Nina Moric e a me piacciono le donne artiste come Carmen Consoli. Ad entrambi piacciono molti soldi ma non ho capito ancora lui cosa se ne vuole fare. Dice che vorrebbe andare a vivere al mare per sempre oppure che vorrebbe aprirsi un risotrante a New York. Io andrei a trovare tutti i miei amici che sono un po' ovunque in Italia ed anche in Europa, poi vedrei tutti i film belli del mondo, visiterei tante mostre, girerei l'Italia alla ricerca di talenti cinematografici.
Sul serio, grazie Corona, grazie Duino. Questa estate ho conosciuto dei ragazzi bellissimi ed intelligentissimi, i ragazzi della contestazione tanto per intenderci. Quei ragazzi che Duino ha sbeffeggiato dicendo che pensano solo a bere e fumare. Inananzi tutto vorrei dire a Duino che non è vero che questi ragazzi pensano solo a bere e fumare, loro bevono e fumano. Scherzi a parte, sono ragazzi eccezionali, ragionano sulle cose in modo puntuale, parlano con cognizione di causa, agiscono in modo preciso ed efficace. Sono anche artisti. Come dimenticare la storia di un ragazzo musicista che ha raccontato di essere finito per una notte in carcere per una serie di visissitudini legate al suo rifiuto di eseguire sul palco "musica da passeggio" . Oppure la storia di una ragazza che ha raccontato che per dipingere è costretta ad andare a casa di un amico in quanto casa sua non ha gli spazi adeguati. Ho così immaginato la scena dei due ragazzi che s'incrociano per strada, l'uno con la chitarra sotto il braccio portato dai carabinieri in caserma e l'altra che con i pennelli sotto il braccio si accinge a raggiungere la casa dell'amico per dipingere. Ma non ho immaginato solo la scena dell'incontro tra i due ragazzi artisti, quest'estate ho immaginato tutto quello che ho fatto ed ho immaginato tutte le bellissime persone con cui sono stato.
Ho immaginato i ragazzi della contestazione. Ho immaginato Pierpaolo il ragazzo più bello di tutti ed è lui che mi ha aperto le porte della comunità venosina. Ho immaginato Marco che nella sua officina ha realizzato il Silanone (un carrello artigianale con dolly che abbiamo usato per le riprese del corto). Ho immaginato Rocco che con la sua macchina fotografica ha scattato foto bellissime. Ho immaginato Fabio correggere tutti gli attori che sbagliavano la parte (a proposito, ora sto immaginando che Fabio sta scrivendo il capolavoro dei capolavori). Ho immaginato Maria Concetta che mi contestava qualunque cosa dicessi e pensassi (anche se lei contesta questa mia affermazione. ah ah). E soprattutto ho immaginato Tiziano riempire le mie giornate di riflessioni sull'arte, di cortometraggi, documentari, musica, fotografia, di birre kiatratissime e focacce deliziose, di giri in macchina sempre con Leonard come sottofondo, di passeggiate straordinarie avvolti dal silenzio della luce e dei muti vicoli del centro storico di Venosa.
Forse ora sto anche immaginando di innamorarmi. Che culo avrei se mi innamorassi nel periodo in cui ascolto Leonard Cohen. Il sentimento si eleva ed anche la sofferenza viene sublimata. Pensa alla sfiga di chi s'innamora mentre ascolta Gigi D'Alessio.
E' stata l'estate di Leonard Cohen. Della sua musica che ha definitvamente conquistato la mia immaginazione sempre in bilico tra sogno e realtà. Amare Leonard Cohen è un privilegio.
E' stata anche l'estate della lettura dello Straniero di Camus. Ho 32 anni e so capire quali sono le cose della mia vita che potrebbero essere passeggere anche se intense e quali cose invece si "depositano" nella mia coscienza per non andare più via. Lo Straniero rimarrà per sempre dentro di me.
Ma soprattuto è stata l'estate in cui ho capito definitivamente che la noia non nasce dal non aver nulla da fare ma dal non aver voglia di fare nulla.
Grazie a tutti e soprattutto grazie alla mia immaginazione.
Buon autunno a tutti.
domenica 9 settembre 2007
HO VISTO IL VIDEO DI CORONA A VENOSA
Corona ha detto alcune cose che condivido.
Un programma televisivo come Porta a Porta che ormai da anni continua a mettere su puntate sul Caso Cogne fa sciacallaggio esattamente come quello che ha fatto lui a Garlasco. Corona dice che lui non deve essere preso come modello morale e che effettivamente il suo lavoro così come quello di Vespa, non è un lavoro eticamente accettabile. Come dimenticare l'apice della televisione spazzatura raggiunto da Vespa quando per pubblicizzare l'ennesima puntata sul Caso Cogne ha mostrato uno zoccolo e un mestolo dicendo: "Lo zoccolo o il mestolo? Quale è stata l'arma del delitto?"
Corona però non capisce che lui rappresenta qualcosa di peggio rispetto ai programmi che fingono di fare cronaca e che invece fanno fiction e quindi sciacallaggio sulle tragedie umane. Andando a Garlasco Corona è diventato uno dei componenti della fiction. Cioè lui è lo sciacallo ma allo stesso tempo è anche attore.
Anche se, a dir il vero, gli ospiti fissi di Vespa sul Caso Cogne sono anch'essi come degli attori protagonisti della ex drammatica vicenda, "ex" perché ormai il Caso Cogne è solo fiction. In realtà non esiste il Caso Cogne staccato da Porta a Porta, sono ormai un tutt'uno.
Non mi è piaciuto affatto quando Corona ha tirato fuori demagogicamente il discorso sull'ospedale. Lui è un ragazzo intelligente e sa di aver usato in modo demagogico quella polemica solo perché si trattava di una polemica efficace. Ma non mi è piaciuto che da una parte ha giustamente spiegato i meccanismi cinici dei media di cui lui dice di far immoralmente parte e poi dall'altra, ha usato quei meccanismi senza svelarne il trucco. Da questo punto di vista il suo comportamento è stato davvero deprecabile.
Corona ha quindi cercato l'interazione con il pubblico, e così la piazza si è ben presto trasformata in una piazza televisiva. La ritengo una cosa gravissima. La nostra battaglia volta a tenere lontana la televisione dalle piazze reali deve essere forte ed energica. La televisizzazione delle piazze è un'operazione becera, volgare e ci fa arretrare culturalmente in modo inaccettabile.
Verso il finire della puntata (perché di programma televisivo si trattava) i fischi hanno cominciato a diminuire ed anch'io vedendo il video ho cominciato quasi ad essere coinvolto da quel talk-SHOW. Tutto ciò non perché Corona sia stato bravo a conquistare la piazza ma semplicemente perché gli spettatori in piazza e io tele-spettatore abbiamo cominciato ad assefuarci, abbiamo cominciato ad abituarci all'idea di quel talk-show, di quel format televisivo esportato nella nostra piazza. Ed è proprio questo quello che temo. Se continuassimomo su questa strada ci abitueremmo anche alla televisizzazione delle nostre piazze e magari oggi abbiamo fischiato ma domani ci piacerebbe avere questo tipo di iniziative nelle nostre piazze con un imbarbarimento culturale davvero deprecabile.
Non abbassiamo la guardia. Se vogliamo una vita più serena, più dignitosa, più intelligente dobbiamo stare attenti a che questo tipo di iniziative non abbiano più luogo.
Un programma televisivo come Porta a Porta che ormai da anni continua a mettere su puntate sul Caso Cogne fa sciacallaggio esattamente come quello che ha fatto lui a Garlasco. Corona dice che lui non deve essere preso come modello morale e che effettivamente il suo lavoro così come quello di Vespa, non è un lavoro eticamente accettabile. Come dimenticare l'apice della televisione spazzatura raggiunto da Vespa quando per pubblicizzare l'ennesima puntata sul Caso Cogne ha mostrato uno zoccolo e un mestolo dicendo: "Lo zoccolo o il mestolo? Quale è stata l'arma del delitto?"
Corona però non capisce che lui rappresenta qualcosa di peggio rispetto ai programmi che fingono di fare cronaca e che invece fanno fiction e quindi sciacallaggio sulle tragedie umane. Andando a Garlasco Corona è diventato uno dei componenti della fiction. Cioè lui è lo sciacallo ma allo stesso tempo è anche attore.
Anche se, a dir il vero, gli ospiti fissi di Vespa sul Caso Cogne sono anch'essi come degli attori protagonisti della ex drammatica vicenda, "ex" perché ormai il Caso Cogne è solo fiction. In realtà non esiste il Caso Cogne staccato da Porta a Porta, sono ormai un tutt'uno.
Non mi è piaciuto affatto quando Corona ha tirato fuori demagogicamente il discorso sull'ospedale. Lui è un ragazzo intelligente e sa di aver usato in modo demagogico quella polemica solo perché si trattava di una polemica efficace. Ma non mi è piaciuto che da una parte ha giustamente spiegato i meccanismi cinici dei media di cui lui dice di far immoralmente parte e poi dall'altra, ha usato quei meccanismi senza svelarne il trucco. Da questo punto di vista il suo comportamento è stato davvero deprecabile.
Corona ha quindi cercato l'interazione con il pubblico, e così la piazza si è ben presto trasformata in una piazza televisiva. La ritengo una cosa gravissima. La nostra battaglia volta a tenere lontana la televisione dalle piazze reali deve essere forte ed energica. La televisizzazione delle piazze è un'operazione becera, volgare e ci fa arretrare culturalmente in modo inaccettabile.
Verso il finire della puntata (perché di programma televisivo si trattava) i fischi hanno cominciato a diminuire ed anch'io vedendo il video ho cominciato quasi ad essere coinvolto da quel talk-SHOW. Tutto ciò non perché Corona sia stato bravo a conquistare la piazza ma semplicemente perché gli spettatori in piazza e io tele-spettatore abbiamo cominciato ad assefuarci, abbiamo cominciato ad abituarci all'idea di quel talk-show, di quel format televisivo esportato nella nostra piazza. Ed è proprio questo quello che temo. Se continuassimomo su questa strada ci abitueremmo anche alla televisizzazione delle nostre piazze e magari oggi abbiamo fischiato ma domani ci piacerebbe avere questo tipo di iniziative nelle nostre piazze con un imbarbarimento culturale davvero deprecabile.
Non abbassiamo la guardia. Se vogliamo una vita più serena, più dignitosa, più intelligente dobbiamo stare attenti a che questo tipo di iniziative non abbiano più luogo.
martedì 4 settembre 2007
Il Tarlo
Il Tarlo non sarà una nuova associazione. E' stato deciso così. Ed è una decisione fondamentale.
Il Tarlo sarà un movimento, un gruppo sempre aperto a chiunque volesse dare il proprio contributo. Obiettivo principale è quello di rivitalizzare la vita politico-sociale (e quindi anche culturale) di Venosa.
Il Tarlo vuole essere soprattutto un sostegno per tutte le associazioni già esistenti nel territorio venosino. Ci proponiamo di suggerire alle associazioni iniziative e quindi collaborare alla loro realizzazione, e viceversa, ci proponiamo di collaborare alla realizzazione di iniziative che loro vorranno proporci. Inoltre, vorremmo accrescere il tasso di conoscenza (e quindi di coscienza) della popolazione. Quindi è nostro obiettivo quello di proporre convegni, dibattiti e qualunque tipo di iniziativa che faciliti la diffusione della conoscenza su problematiche di carattere politico-sociale (quindi anche culturale, ambientale, ecc.).
Difficilmente il Tarlo prenderà posizione come movimento, come gruppo su questioni che meritano approfondimento. Ad esempio, il Tarlo non prenderà attualmente posizione sui problemi dell'Ospedale di Venosa ma ci proponiamo di sostenere chiunque voglia diffondere conoscenze ed informazioni su questi problemi.
Il Tarlo prenderà posizioni solo a favore di campagne che riteniamo positive a prescindere da qualunque tipo di approfondimento. Un esempio banale: potremmo essere favorevoli a campagne di promozione della donazione del sangue.
Il Tarlo, inoltre, continuerà la sua battaglia contro:
Il Tarlo sarà un movimento, un gruppo sempre aperto a chiunque volesse dare il proprio contributo. Obiettivo principale è quello di rivitalizzare la vita politico-sociale (e quindi anche culturale) di Venosa.
Il Tarlo vuole essere soprattutto un sostegno per tutte le associazioni già esistenti nel territorio venosino. Ci proponiamo di suggerire alle associazioni iniziative e quindi collaborare alla loro realizzazione, e viceversa, ci proponiamo di collaborare alla realizzazione di iniziative che loro vorranno proporci. Inoltre, vorremmo accrescere il tasso di conoscenza (e quindi di coscienza) della popolazione. Quindi è nostro obiettivo quello di proporre convegni, dibattiti e qualunque tipo di iniziativa che faciliti la diffusione della conoscenza su problematiche di carattere politico-sociale (quindi anche culturale, ambientale, ecc.).
Difficilmente il Tarlo prenderà posizione come movimento, come gruppo su questioni che meritano approfondimento. Ad esempio, il Tarlo non prenderà attualmente posizione sui problemi dell'Ospedale di Venosa ma ci proponiamo di sostenere chiunque voglia diffondere conoscenze ed informazioni su questi problemi.
Il Tarlo prenderà posizioni solo a favore di campagne che riteniamo positive a prescindere da qualunque tipo di approfondimento. Un esempio banale: potremmo essere favorevoli a campagne di promozione della donazione del sangue.
Il Tarlo, inoltre, continuerà la sua battaglia contro:
- tutte le iniziative che offrono un palco al nulla invece che a uomini d’arte, intellettuali, persone impegnate socialmente;
- l'idea secondo la quale pur di riempire la piazza qualunque iniziativa sia valida;
- tutte le iniziative che vogliono "televisizzare" le piazze reali, cioè volte a trasformare le nostre piazze in format televisivi con il rischio di mortificare i contenuti e lo spirito delle iniziative che si organizzano nel mondo "reale".
sabato 1 settembre 2007
LA COSTRUZIONE DELLA REALTA'
Verso le due e mezza di notte la madre di Tiziano ci telefona per farci sentire i fischi assordanti contro Corona. Penso quindi che è in atto una forte contestazione. Soddisfatto raggiungo gli altri ragazzi che ballano, ma resto fermo in mezzo a loro perché i pensieri invadono la mia mente. Un'ora prima anch'io avevo ricevuto un SMS in cui mi si diceva che avevamo fatto bene a non essere lì in piazza, che i giornalisti ci cercavano e che la nostra assenza era ormai una presenza.
Il giorno dopo leggo sui giornali che ci sono stati fischi, qualche pomodoro lanciato sul palco. Leggo anche che diversi ragazzi hanno voluto fare una foto con Corona. Ho visto alcuni servizi video in cui si vedeva Corona che diceva un serie di cose seduto sul bracciolo di una poltrona ed in cui si vedevano una serie di giornalisti con i microfoni in mano. Poi ho visto Corona affrontare un ragazzo al quale gli chiede perché gli sta dando del coglione e il ragazzo non sa rispondere. Le immagini si soffermano anche sulla folla ma non si capisce quante persone siano e sinceramente non si capisce nemmeno in quanti fischiassero.
Dalla visione dei video e dalla lettura dei giornali si capisce ben poco. Non si capisce quanto sia stata ampia la contestazione, non si capisce quante persone hanno gradito l'esibizione, non si capisce quanti ragazzi volevano essere ritratti con Corona e quanti lo sono stati.
I media suggeriscono la costruzione della realtà che si va a comporre nelle nostre menti. Ma chi come me filtra quello che vede e legge cercando solo dati oggettivi è rimasto abbastanza insoddisfatto dalla costruzione proposta.
Due fatti ritengo rilevanti:
1. Corona ha attaccato la magistratura
2. Corona sedeva in modo scomposto. I giornalisti che invece sedevanoin modo composto mi hanno fatto un po' pena e tristezza, al posto loro sarei andato via. Non si è mai visto che chi fa le domande siede in modo educato e chi risponde invece si accomoda sul bracciolo della poltrona. Cari giornalisti non avete partecipato ad un talk-show ma siete stati coinvolti in un imbarazzante show senza talk.
Il giorno dopo leggo sui giornali che ci sono stati fischi, qualche pomodoro lanciato sul palco. Leggo anche che diversi ragazzi hanno voluto fare una foto con Corona. Ho visto alcuni servizi video in cui si vedeva Corona che diceva un serie di cose seduto sul bracciolo di una poltrona ed in cui si vedevano una serie di giornalisti con i microfoni in mano. Poi ho visto Corona affrontare un ragazzo al quale gli chiede perché gli sta dando del coglione e il ragazzo non sa rispondere. Le immagini si soffermano anche sulla folla ma non si capisce quante persone siano e sinceramente non si capisce nemmeno in quanti fischiassero.
Dalla visione dei video e dalla lettura dei giornali si capisce ben poco. Non si capisce quanto sia stata ampia la contestazione, non si capisce quante persone hanno gradito l'esibizione, non si capisce quanti ragazzi volevano essere ritratti con Corona e quanti lo sono stati.
I media suggeriscono la costruzione della realtà che si va a comporre nelle nostre menti. Ma chi come me filtra quello che vede e legge cercando solo dati oggettivi è rimasto abbastanza insoddisfatto dalla costruzione proposta.
Due fatti ritengo rilevanti:
1. Corona ha attaccato la magistratura
2. Corona sedeva in modo scomposto. I giornalisti che invece sedevanoin modo composto mi hanno fatto un po' pena e tristezza, al posto loro sarei andato via. Non si è mai visto che chi fa le domande siede in modo educato e chi risponde invece si accomoda sul bracciolo della poltrona. Cari giornalisti non avete partecipato ad un talk-show ma siete stati coinvolti in un imbarazzante show senza talk.
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