mercoledì 12 settembre 2007

La televisizzazione delle piazze: TV e coscienza critica del tele-spettatore

Vorrei approfondire il discorso sulla televisizzazione delle piazze con una serie di post. Oggi mi soffermo sul rapporto tra la TV e la coscienza critica del tele-spettatore.


Pasolini condannava lo strumento televisivo in quanto diceva che per forza di cose chi lo frequenta si pone dall'alto rispetto al tele-spettatore. E tutti i rapporti verticali per Pasolini erano anti-democratici.

Quando ho ascoltato per la prima volta Pasolini esprimere queste sue considerazioni, ho pensato che questo discorso potrebbe valere anche per il rapporto scrittore-lettore, regista-spettatore, e così via. Oggi invece capisco che c'è un'enorme differenza. Spesso il rapporto televisione-spettatore è senza filtri, senza mediazione. Dirò di più: mediare ciò che si vede tramite una propria coscienza critica non è essenziale affinché il mezzo televisivo ci sia. La maggiorparte delle cose che si vedono in TV non hanno bisogno di nessuna mediazione. Ed a pensarci bene anche le cose di maggiore qualità non hanno bisogno di nessuna mediazione. Il mio programma televisivo preferito è Passepartout. Ma io lo vedo come chi appassionato di calcio segue un programma sul calcio. Cioè non lo vedo per pormi domande, per riflettere, semplicemente lo vedo perché sono appassionato di arte e mi piace il modo in cui viene raccontata l'arte in quel programma. Un programma come Report è invece un programma di informazione, non mi si dica che sviluppa discorsi critici. I format con dibattiti su temi politico-sociali si rivolgono alle coscienze? In realtà sono sempre programmi in cui si avvalorano tesi e non in cui si creano spunti di ricerca critica. A me sembra che chi parla in TV è come se pensasse solo ed esclusivamente ad avere ragione (o meglio, a voler che gli si dia ragione). Lo sviluppo del discorso non ha alcun valore in sé ma è solo un veloce montaggio per arrivare al risultato finale. La televisione può al massimo essere veicolo di tesi costruite ed elaborate altrove, ma la domanda è: può una coscienza svilupparsi se non è partecipe del processo di sviluppo di una tesi? No. Le teorie di un professore universitario possono avere un effetto sulla coscienza dello studente nel momento in cui lo studente segue lo sviluppo di quelle teorie durante un percorso di lezioni. In TV è come se si leggessero i commenti sui libri senza leggere i libri. Pensate proprio ai programmi in cui si parla di un libro. Se ne parla e poi "ipocritamente" (cioè solo per scopi promozionali) s'invita a leggere il libro. Ma è una falsità. In realtà il programma sta benissimo in piedi anche se non si è letto il libro e se non si leggerà mai il libro, perché strutturalmente la televisione veicola risultati, veicola effetti, veicola conseguenze, in TV si parla del prodotto finito e non di come si arriva a quel prodotto.

Blob è forse l'unico programma televisivo che parla alle coscienze.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Thanks for writing this.