mercoledì 29 agosto 2007

PROGRAMMAZIONE CULTURALE

Esiste una programmazione culturale nel nostro paese?
Le iniziative che il Comune promuove od organizza rientrano in una programmazione culturale definita in qualche documento oppure sono iniziative sporadiche che rientrano in un eventuale "macro-punto" di un programma elettorale? Oppure il Comune si affida ad enti terzi in tema di programmazione culturale?

Le mie non sono domande polemiche perché le polemiche proprio non m'interessano. Sono semplici domande per capire. Secondo me prima di valutare la bontà e la qualità di un'iniziativa culturale, da qualche parte ci devono essere degli obiettivi che s'intendono perseguire, le linee di tendenza che si vogliono tracciare in termini di proposte culturali. Non credo sia sufficiente un "macro-punto" di un programma elettorale, ammesso che esista.

Per poter valutare l'operato di un'Amministrazione Comunale bisogna avere dei documenti scritti in cui l'Amministrazione ha stabilito i propri obiettivi e gli strumenti per raggiungerli. Questo documento si chiama appunto programma elettorale. Ma se il programma elettorale è troppo generico sono necessari documenti di maggiore dettaglio.

Faccio un esempio. Come faccio a valutare la programmazione cinematografica estiva se non so in quale quadro di proposte s'inserisce? Se il Comune in un eventuale documento di programmazione culturale ha scritto che d'estate bisogna promuovere il cinema italiano allora mi aspetto diversi film italiani usciti durante l'anno. Se non ci saranno allora potrò giudicare in modo negativo l'operato del Comune. Se invece il Comune dice: d'estate bisogna aiutare il Cinema a fare cassa ma allo stesso tempo bisogna promuovere anche i film meno conosciuti, allora mi aspetto tanti film "commerciali" e almeno una rassegna con film più "autoriali".

Insomma, prima di valutare le iniziative culturali in sé mi piacerebbe poter valutare le idee sulla base delle quali si organizzano o si promuovono certe iniziative.

Queste sono le prime domande che ho voluto porre, ma ne ho tante altre che proporrò nei giorni successivi.

lunedì 27 agosto 2007

NELL'AGOSTO DEL 2007

Non è una semplice e banale questione: Corona sì, Corona no. Il problema è molto più ampio. Ma cerco di affrontare la complessità della questione partendo dalle critiche che ci sono state mosse. Mi soffermo solo lì dove ritengo la mia risposta possa arricchire il dibattito in termini di novità e approfondimento. Tanto per capirci, è inutile ed improduttivo replicare alla polemica che ci vuole solo dei nullafacenti che bevono e fumano.

1. Prima critica: con la nostra contestazione abbiamo fatto pubblicità a Corona. Io direi che bisognerebbe discutere sulla bontà delle motivazioni che ci hanno portato a contestare. Quindi bisognerebbe valutare se l'effetto indiretto di fare pubblicità a Corona sia più rilevante rispetto ai messaggi e agli effetti della nostra contestazione. Tanto per fare un esempio, prima di dire che Woodcock ha fatto pubblicità a Corona, bisogna analizzare se i risultati della sua indagine (al di là del fatto che i magistrati hanno l'obbligo di indagare) sono più importanti della pubblicità che è stata fatta indirettamente all'imputato. Ed inoltre, chi polemizza con noi su questo punto deve sapere che uno dei motivi fondamentali che ci ha indotti ad agire è stata proprio la trionfale pubblicità che sui media si stava facendo all'evento. Bisognava tacere di fronte al fatto che si presentava (pubblicizzava) l'intera Basilicata come regione felice di accogliere Corona e solidale con la sua disavventura giudiziaria? Venosa dovrebbe essere pubblicizzata per la sua incommensurabile bellezza, per il suo elegante centro storico, per i suoi monumenti suggestivi e storicamente importanti, per aver dato i natali a personalità famose in tutto il mondo, e non ultimo per aver dato oggi i natali a persone che si distinguono con il loro lavoro artistico e non anche a livello nazionale . Ma se la si vuol far diventare famosa per il fatto che dà un palco a Corona, allora è meglio che lo diventi per il fatto che quel palco glielo si vuole togliere. Infine sottolineerei che anche polemizzare con noi crea l'effetto indiretto di pubblicizzare Corona.
2. Alcuni ci hanno rimproverato che Corona non è molto diverso da altri personaggi del mondo dello spettacolo. Oppure ci è stato detto che la sua esibizione non è poi così diversa da altri tipi di spettacolo. Sono quasi d'accordo con queste opinioni. Però, riflettiamo un po', è del tutto vero? O ci troviamo di fronte ad un apice, all'apogeo della volgarità? Corona è un personaggio ahimè attraente per molti giovani e lui esibisce il suo cinismo morale quasi fosse un Oscar Wilde dell'ultima ora. Ed inoltre, se non fossimo intervenuti noi con la nostra contestazione, lui avrebbe usato il palco per esibire e spettacolarizzare le sue "verità" giudiziarie. Ed un ultimo elemento sociologicamente fondamentale che contraddistingue l'esibizione di Corona da altre che noi riteniamo essere come la sua, è il fatto che mai credo in Italia si siano esportate nelle piazze "reali" vicende dalla risonanza essenzialmente mediatica. Tanto per capirci, il festivalbar è sì un evento mediatico ma con cantanti veri (a prescindere dal nostro giudizio di merito). Qui invece siamo di fronte alla "televisizzazione" della piazza. Si vuol far diventare le nostre piazze come il format televisivo di quei talk show che spesso creano l'evento invece di raccontarlo o di quei programmi sul mondo dei vip che noi vorremmo già non ci fossero in televisione figuriamoci nelle nostre piazze.
3. Ci è stata mossa la critica di aver usato le parole "cultura" e "libro" contribuendo all'idea sbagliata che la cultura e i libri siano quasi una "faccenda elitaria". Ed inoltre ci è stato detto che non tutti i libri sono buoni libri. Come non essere d'accordo sul fatto che il libro di Corona non sia un buon libro? Noi abbiamo usato questi vocaboli per opporre al mondo della superficialità e del banale cinismo morale rappresentati da Corona, ciò che è invece simbolo o metafora di approfondimento, riflessione. Inoltre ci piaceva oppore l'immagine quasi magrittiana della piazza con le spalle rivolte al palco e piena di libri all'immagine gretta di un palco che "visivamente" si accinge a sporcare di volgarità la nostra Venosa. Insomma, bisognava entrare un po' più nello spirito della nostra polemica.
4. Dopo la nostra decisione di non essere in piazza ci è stata mossa la critica di non essere coerenti. Spero che il nostro manifesto/volantino/comunicato stampa dia ampie motivazioni sul fatto che noi riteniamo che il contesto sia molto cambiato rispetto ad un mese fa e le contestazioni vanno sempre collocate nel contesto da cui nascono altrimenti diventano lotte astratte. Un mese fa ritenevano importante essere sul luogo del delitto ad opporci al delitto. Ora dopo i risultati che crediamo di aver raggiunto, sentiamo che è come se sul luogo del delitto ci fossimo già stati ed abbiamo colto tutti in flagrante. Oggi la contestazione del libro non ha più senso. Riteniamo che nessuna contestazione abbia più senso. Infatti non abbiamo invitato nemmeno a disertare, semplicemente abbiamo detto che noi non ci saremo.
5. Ultima e banale critica: ci sono problemi più importanti di Corona. Sulla base di questa critica direi che dovremmo fermare il mondo ed occuparci solo di fornire medicinali a chi soffre (e spesso muore) perché non ne ha. Se si ragiona così non si fa mai nulla. E' come dire anche che i tifosi del Venosa invece di perdere tempo la domenica ad andare al campo sportivo o ad organizzare feste per la promozione in serie D, dovrebbero occuparsi del problema dell'ospedale. Ma che discorsi sono?

Dopo lo sgonfiarsi del clamore mediatico e dei facili umori di piazza, spero rimarrà agli atti che un gruppo di ragazzi, nell'agosto del 2007, ha deciso che era arrivata l'ora di dire basta all'imbarbarimento culturale, all'inciviltà, alla volgarità che stanno sempre più sporcando le coscienze delle persone.

sabato 25 agosto 2007

UNA LETTURA HEGELIANA DELL’EVENTO CORONA A VENOSA

Un mese fa la TESI era questa: Corona torna da trionfatore in Basilicata, la Basilicata si lega alla sua disavventura giudiziaria, Venosa lo accoglie con gioia, Corona riempirà la piazza e quindi Venosa ne beneficerà in termini di turismo, Corona parlerà delle sue vicende giudiziarie e ci farà delle rivelazioni.

La nostra ANTITESI è stata questa: attaccare il modo trionfalistico in cui si stava pubblicizzando la notizia, evidenziare che non era vero che la Basilicata si legava alla disavventura giudiziaria di Corona, dimostrare che Venosa era contraria all’evento, contestare l’idea che qualunque iniziativa sia buona pur di riempire la piazza, impedire che Corona parlasse in modo spettacolarizzato delle sue vicende giudiziarie, infine opporre al mondo della superficialità rappresentato da Corona quello della “cultura”, cioè della riflessione, dell’approfondimento, simbolicamente rappresentato dal libro.

In un mese la situazione si è modificata. La nostra ANTITESI ci ha permesso di raggiungere diversi obiettivi. L’esibizione durerà solo pochi minuti, Corona non parlerà delle sue vicende giudiziarie, Venosa è conosciuto come il paese che si è opposto alla sua esibizione.

Però la SINTESI è in agguato: lo spettacolo. In realtà un momento di sintesi è sempre stato presente: la pubblicità. Contestando non si fa ugualmente pubblicità? La pubblicità è il passo successivo della visibilità. La visibilità è il passo successivo della notizia. Ecco, a noi interessava dare come notizia che Venosa non voleva questa esibizione e volevamo far capire i motivi della contestazione. Se dalla notizia si passa alla visibilità e quindi alla pubblicità, è solo colpa dei media. Ed una volta che si arriva a ragionare in termini di pubblicità pensiamo che tutto sommato sia molto meglio che Venosa sia pubblicizzata come paese che contesta l’esibizione di Corona e non come paese che lo accoglie sul palco. Ma è ovvio che noi vorremmo che Venosa venisse promossa per quella meravigliosa città che è e per le sue radici storico-culturali.

Ma torniamo all’elemento di SINTESI che si è venuto a delineare in questi ultimi giorni. Siccome riteniamo che l’evento si sia ridimensionato, la contestazione lì in piazza quella sera, ha ancora senso? Avevo i miei dubbi a riguardo. Quando è stato annunciato che Corona avrebbe letto le Odi di Orazio ho capito che la TESI voleva inglobarci nella SINTESI rappresentata dallo spettacolo. Essere in piazza significherebbe diventare elementi dello spettacolo.

Noi non ci saremo.

venerdì 24 agosto 2007

NON FAREMO PARTE DELLO SPETTACOLO

E' stato difficile opporsi all'iniziativa che ha voluto Corona sul palco cercando di far capire le motivazioni della contestazione, non usando facili slogan, non replicando mai alle polemiche sterili, concentrandosi solo sui contenuti e sul modo in cui veicolarli.

E' stato difficile perché, messa in questo modo, la nostra è stata soprattutto una "battaglia culturale".

Abbiamo cominciato questa lotta perché non accettavamo non tanto l'esibizione di Corona in sé (anche quella ovviamente) ma soprattutto il modo in cui si stava promuovendo tale esibizione e le motivazioni che avevano portato a volerla.

Tante decisioni importanti sono state prese nel corso di questo mese. Innanzi tutto si è discusso più di dieci giorni sui contenuti e sulla forma del manifesto "La cultura contro la volgarità". Volevamo che il manifesto spiegasse cosa contestavamo dell'iniziativa della Pro Loco e non fosse banalmente costituito da una serie di slogan su cui facilmente trovare il consenso dell'opinione pubblica. Non volevamo dare l'idea che noi fossimo semplicemente degli anti-Corona. E già dal titolo speravamo si capisse che per noi il problema era più ampio. Abbiamo optato per una linea di contestazione nei confronti della Pro Loco di Venosa che fosse mirata solo a questa iniziativa. Ed inoltre abbiamo deciso di combattere con forza la dichiarazione allucinante con cui il Presidente Duino aveva affermato che la Basilicata si legava alla disavventura giudiziaria di Corona. Con questo semplice manifesto dei ragazzi soprattutto minorenni (chi scrive ha 32 anni ed è uno dei più adulti del gruppo) si sono esposti e volgarmente (ma me l'aspettavo, se ci fosse meno volgarità in generale difficilmente Corona il 28 sarebbe sul palco) sono stati attaccati su più fronti. Chi ha voluto contestare l'uso che si faceva della parola "cultura" e del simbolo "libro". Chi ha contestato loro il fatto di essere degli esibizionisti in cerca solo di gloria mediatica. Chi ha dato loro dei nullafacenti che pensano solo a bere e fumare. Chi voleva ad ogni costo che questi ragazzi fossero pedine manovrate da altri.
Ma vi rendete conto quanta volgarità c'è nell'astio con cui si attacca dei sedicenni che hanno deciso in modo spontaneo di formarsi in gruppo e combattere una battaglia per il proprio paese?
Al di là della bontà delle critiche, la violenza verbale con cui sono state proposte è a dir poco deplorevole. Nel migliore dei casi è stato detto loro di essere come Corona.
Dopo il manifesto, insieme ai ragazzi, si è deciso di raccogliere le firme in quanto atto concreto che testimoniasse cosa pensavano i venosini dell'evento. Quindi si è deciso di proporle in Consiglio Comunale il quale ha dichiarato all'unanimità l'inopportunità dell'iniziativa.
Poi ancora polemiche ed attacchi. Il Presidente Duino non ha mai perso occasione per attaccarci. Ma noi abbiamo deciso di non replicare perché le repliche non avrebbero contribuito ad arricchire il dibattitto con elementi di novità.
Ed ora siamo arrivati quasi al giorno dell'esibizione di Corona. Ancora una volta i ragazzi stanno dimostrando molta maturità. Insieme abbiamo capito che l'evento non è più quello promosso un mese fa. Molte cose sono cambiate, ne ho parlato in un altro post. Vorrei solo sottolineare che addirittura si è arrivati alla farsa, alla pantomima: Corona leggerà le Odi di Orazio. Ovviamente in modo provocatorio nei confronti delle nostra contestazione. Sottolineerei che due mesi fa, a Potenza Benigni ha letto Dante, a Venosa Corona leggerà Orazio. Insieme ai ragazzi si è deciso di continuare questa lotta ma dal 29 agosto in poi. Considerando l'evoluzione degli eventi, qualunque tipo di contestazione, il 28 agosto, rischierebbe di essere assorbita nello spettacolo.

venerdì 17 agosto 2007

GIUDIZI MORALI E CENSURA

Nel contestare l'esibizione di Corona abbiamo evidenziato che siamo garantisti. Quindi non vogliamo Corona sul palco non perché sia indagato. Non lo vogliamo essenzialmente per 4 motivi che non riporto per ordine di importanza:

1. faremmo esibire quello che è, a nostro avviso, un cattivo esempio morale
2. faremmo esibire una persona che non è uomo di arte (non canta, non recita, non suona, non balla), non è un intellettuale, non è una persona socilamente impegnata
3. pagheremmo una persona indagata per fargli parlare pubblicamente ed in modo spettacolare delle sue verità giudiziarie (quindi attenzione non è l'essere indagato in sé che contestiamo)
4. siamo contrari al fatto che debbano essere "esportate" nelle piazze "reali" d'Italia vicende essenzialmente dalla forte risonanza mediatica ma che poco c'entrano con il contesto socio-culturale, ad esempio, della nostra Venosa.

Mi vorrei soffermare sulla prima motivazione. Alcuni contestano questo nostro atteggiamento moralistico dicendo: chi siamo per giudicare? E soprattutto, la censura che tutti noi mal sopportiamo non nasce proprio dal vietare pubblicazioni o esibizioni di ciò che si ritiene moralmente scomodo?

E' inutile voler nascondersi dietro un dito: la questione è seria ed importante.
Ci sono ovviamente casi di immoralità che la legge per forza di cose deve censurare. Ma il caso Corona è da censura? A mio avviso, no.
Non farei mai una legge in cui si scriva che Corona non possa salire sul palco. Ed è per questo che non condivido le forti posizioni di chi vuole che il nostro Comune debba togliere la piazza a Corona. Questo però non significa che io, non condividendo il fatto che si dia la possibilità di far esibire un cattivo esempio morale, non possa combattere affinché chi vuole questa esibizione si convinca delle mie idee e decida di ritirare l'iniziativa o comunque di non farne altre simili per il futuro. Inoltre, implicitamente sto affermando che comunque noi cittadini abbiamo tutti i diritti di esprimere giudizi morali.

Altro discorso invece merita il garantismo. Nessuno di noi ha mai contestato il fatto che Corona non potesse salire sul palco perché indagato. Noi però abbiamo tutti i diritti di esprimere un giudizio morale su ciò che è emerso da queste indagini e su ciò che lo stesso Corona racconta. Ma lo ripeto, sarei contrario a far diventare legge questo giudizio morale e sono contrario al fatto che si chieda di ritirare la piazza. Il Consiglio Comunale ha fatto benissimo ad esprimere un parere sulla vicenda dichiarando inopportuna l'iniziativa della Pro Loco. Dovrebbe essere la Pro Loco a capire di aver sbagliato e quindi ritirare l'iniziativa. Il Comune fa benissimo a non togliere la piazza.

giovedì 16 agosto 2007

SUL CONCETTO DI CULTURA

L'aver definito "volgare" l'esibizione di Corona e i motivi che hanno portato a volere la Pro Loco di Venosa tale esibizione, e l'aver voluto opporre a tale definizione la parola "cultura", ha suscitato nel paese un dibattito su cosa significhi cultura.

La mia idea è che già per il fatto che siamo riusciti a suscitare questo dibattito, stiamo facendo "cultura".

Io uso il termine "cultura" con due accezioni apparentemente diverse e che invece proverò a spiegare essere complementari. La cultura degli individui, appartenenti ad un certo contesto sociale, è il modo in cui quegli individui guardano al mondo, è in sintesi il modo in cui vivono, il modo in cui riflettono, il modo in cui rispondono agli input del mondo esterno. La mia cultura mi ha fatto risentire del fatto che Corona venisse ad esibirsi sul palco a Venosa. La cultura del Presidente della Pro Loco invece lo ha portato a volere questa esibizione. La cultura di Corona lo induce ad essere desideroso di venire in Basilicata. La cultura dei mass media li spinge a venire a raccontare queste vicende.

Cultura è ciò che è profondamente radicato dentro di noi, cultura sono i parametri che abbiamo assimilato e interiorizzato con cui, come dicevo, guardiamo al mondo. Sono profondamente convinto di queste mie idee ed infatti quando ho elaborato insieme agli altri la strategia di contestazione nei confronti dell'iniziativa proposta dalla Pro Loco, ho sempre avuto bene in mente l'idea che giorno dopo giorno bisognava far prevalere la nostra cultura (nel senso di farla attecchire) alla cultura di Corona e degli organizzatori dell'evento Corona.

Sia ben chiaro, queste sono facili schematizzazioni. E' evidente che la mia cultura, quella di Corona, quella del Presidente Duino, quella dei mass media affondano le radici nello stesso contesto storico-sociale e quindi, per forza di cose, è evidente che le nostre culture s'intersecano, hanno dei punti in comune. Paradossalmente se non fosse così non riusciremmo nemmeno a dialogare tra di noi e a contrastarci.

Chiarito questo punto vorrei porre in evidenza il perché questo modo di intendere la parola "cultura" è complemntare al modo in cui noi l'abbiamo usato nel manifesto La cultura contro la volgarità e al modo in cui continuiamo a contrapporlo al termine volgarità con cui abbiamo definito l'esibizione di Corona e i motivi che hanno portato a volere tale esibizione.

In questo caso è come se usassimo la parola cultura come aggettivo. Proprio perché cultura è ciò che è profondamente radicato in noi ed è ciò che ci porta a vivere e vedere le cose nel modo in cui le viviamo e le vediamo, la parola "cultura" fa rima con approfondimento. Nulla si può radicare in noi se non con il tempo e se non attecchisce dentro di noi. Quindi nell'usare l'espressione La cultura contro la volgarità s'intende dire approfondimento, riflessione, intelligenza in opposizione a superficialità, futilità, "consumismo" (nel senso più ampio del consumare l'evento mediatico più immediato che abbiamo a disposizione).

Di conseguenza noi giudichiamo volgare (nel senso di rozza, superficiale) la cultura (semplificando direi il modo di pensare) che ha portato a volere l'esibizione di Corona e giudichiamo volgare la cultura di Corona in quanto rappresentativa di modelli morali per noi diseducativi e superficiali secondo i quali le cose più importanti nella vita sono il successo e i soldi, e soprattutto l'ottenerli in modo facile. Inoltre riteniamo volgare la cultura che induce Corona a sfruttare il successo mediatico derivatogli dalle sue vicende giudiziarie intrecciate con il mondo del gossip. Riteniamo volgare (e terribilmente pericoloso in termini socio-"culturali") l'esportazione di eventi essenzialmente mediatici nelle piazze italiane. Purtroppo è una sconcertante novità per l'Italia. L'anno prossimo che facciamo, portiamo il caso Cogne a Venosa?

Nella nostra lotta il libro è "usato" quale simbolo di questo modo di intendere la cultura.

Spero di aver persuaso gli intellettuali del paese con queste mie argomentazioni. In realtà confidavo già da prima nella loro intelligenza ed in una loro lettura meno immediata ed approssimativa del nostro manifesto e del modo in cui stiamo conducendo questa lotta.

mercoledì 15 agosto 2007

L'ASSORDANTE RUMORE DEL NULLA

Vi dirò, per me la questione Corona è praticamente archiviata.

E' agosto ed i media non sanno di cosa nutrirsi e così accendono i riflettori sulla nostra Venosa nel momento in cui l'evento Corona si è notevolmente ridimensionato. Ma va bene così. E' positivo che Venosa abbia un ritorno pubblicitario per il fatto che i cittadini e l'istituzione più importante che li rappresenta (il Consiglio Comunale) abbiano ritenuto quanto meno inopportuna la partecipazione di Corona alla Notte Bianca.

Il fatto che ora Corona salga sul palco ha una rilevanza molto limitata. Era importante far capire che questo evento non era voluto da Venosa ma solo dalla Pro Loco. Era importante dare spiegazioni concrete (rimanendo garantisti) del perché non si volesse l'esibizione sul palco di Corona. Era importante condannare l'idea secondo la quale qualunque iniziativa è valida purché si ottenga il risultato di riempire la piazza. Era importante che i giornali la smettessero di scrivere sciocchezze quali "il trionfale ritorno di Corona in Basilicata". Era importante lasciare fuori dal palco le vicende giudiziarie del fotografo.

Per quanto mi riguarda rimane essenzialmente solo un grave problema: bisogna evitare che l'imbarbarimento culturale di cui si nutre la televisione venga "esportato" anche nelle piazze "reali" delle città italiane. L'anno prossimo cosa portiamo sul palco, il caso Cogne? Già in televisione si perde un sacco di tempo a parlare delle vicende giudiziarie e delle vicende legate al mondo del gossip di Corona che a parer mio sono del tutto irrilevanti per le sorti culturali, sociali e direi anche ludiche del Paese, ora vogliamo anche invadere le piazze italiane con questi casi?

Ridimensionato l'evento Corona, l'iniziativa delle spalle rivolte al palco con un libro in mano, diventa il simbolo del silenzio della cultura, dell'approfondimento, della riflessione contro l'assordante rumore del nulla.

venerdì 10 agosto 2007

IL FUTILE FASCINO MEDIATICO

Temo l'arrivo di settembre. L'ho sempre temuto.

A settembre ricomincia la vita che devo vivere. Da bambino la scuola, oggi il lavoro. Ad agosto ho sempre inventato ed immaginato. Da bambino inventavo giochi ed immaginavo di giocarli con gli altri bambini. Oggi invento cortometraggi, iniziative di protesta, post sui blog, ed immagino set, riprese, ragazzi che raccolgono firme, piazze piene di persone con libri in mano, pensieri che si compongono su una pagina bianca.

Vivo nei miei pensieri e nella mia immaginazione. Il concetto di concretezza non mi appartiene. Anche se realizzo ciò che penso, vivo tutto come se accadesse solo ed esclusivamente nella mia mente.

Questo blog è un blog sulla Venosa a cui voglio bene e su quella a cui vorrei tanto voler bene. Gli eventuali lettori non mi chiedano di esprimere pensieri "concreti" sul mio paese. Come faccio ad essere concreto parlando delle strade su cui ho fatto mille giochi, delle scuole in cui sono entrato con una mega-cartella e da cui sono uscito dopo 13 anni di vita, del sole e della pioggia che hanno sempre fatto da sfondo ai miei umori?

Da dove cominciamo? Ahimè dall'esibizione di Corona.

Continuo a definirla esibizione, ma è un'esibizione? Non saprei.
Non saprei proprio come definire quello che Corona farà sul palco in Piazza Castello. La parola spettacolo mi sembra inappropriata, la parola intervista credo sia limitativa, la parola performance la trovo esagerata. Direi che il vocabolario italiano non ha un termine con cui si possa definire questa ".........".

A Venosa conosco pochissime persone e pochissime persone conoscono me. Non conosco il presidente della Pro Loco e credo di non conoscere nessun membro della Pro Loco stessa. Ma vorrei tanto voler bene a tutti loro. Vorrei tanto far capire loro che se amiamo la nostra città non dobbiamo accendere i riflettori sulle nostre piazze con la luce di personaggi televisivi che hanno successo nel modo più improbabile e che proprio non hanno nulla da offrire al nostro paese. Non dobbiamo permettere alla televisione di irrompere anche nelle piazze "reali" della nostra Italia. Il caso Corona doveva essere solo un caso giudiziario ed invece la televisione lo ha barbaramente fatto diventare un caso gossip-giudiziario ed ora ancor più barbaramente vogliamo farlo diventare anche un caso su cui discutere nella nostra bellissima Piazza Castello?

Venosa ha la straordinaria fortuna di essere già di per sé illuminata dalla sua storia, dall'aver dato i natali ad Orazio conosciuto a New York così come a Tokyo, dai suoi bellissimi monumenti, dalla sua luce e dalle sue terre, dal suo elegante centro storico, da una Piazza Castello che è una delle piazze più belle d'Italia. Venosa ha tutti i "contenuti" per poter essere promossa turisticamente. Venosa ha bisogno solo di Venosa per attirare turisti a sé, e non di certo portando nelle nostre piazze personaggi con un successo mediatico fine a se stesso, che alimentano l'idea che il successo e il denaro sono gli unici obiettivi della vita, che per andare sul palco non c'è bisogno di saper cantare, ballare, recitare, suonare ma semplicemente essere personaggi qualunque dal futile fascino mediatico.