giovedì 16 agosto 2007

SUL CONCETTO DI CULTURA

L'aver definito "volgare" l'esibizione di Corona e i motivi che hanno portato a volere la Pro Loco di Venosa tale esibizione, e l'aver voluto opporre a tale definizione la parola "cultura", ha suscitato nel paese un dibattito su cosa significhi cultura.

La mia idea è che già per il fatto che siamo riusciti a suscitare questo dibattito, stiamo facendo "cultura".

Io uso il termine "cultura" con due accezioni apparentemente diverse e che invece proverò a spiegare essere complementari. La cultura degli individui, appartenenti ad un certo contesto sociale, è il modo in cui quegli individui guardano al mondo, è in sintesi il modo in cui vivono, il modo in cui riflettono, il modo in cui rispondono agli input del mondo esterno. La mia cultura mi ha fatto risentire del fatto che Corona venisse ad esibirsi sul palco a Venosa. La cultura del Presidente della Pro Loco invece lo ha portato a volere questa esibizione. La cultura di Corona lo induce ad essere desideroso di venire in Basilicata. La cultura dei mass media li spinge a venire a raccontare queste vicende.

Cultura è ciò che è profondamente radicato dentro di noi, cultura sono i parametri che abbiamo assimilato e interiorizzato con cui, come dicevo, guardiamo al mondo. Sono profondamente convinto di queste mie idee ed infatti quando ho elaborato insieme agli altri la strategia di contestazione nei confronti dell'iniziativa proposta dalla Pro Loco, ho sempre avuto bene in mente l'idea che giorno dopo giorno bisognava far prevalere la nostra cultura (nel senso di farla attecchire) alla cultura di Corona e degli organizzatori dell'evento Corona.

Sia ben chiaro, queste sono facili schematizzazioni. E' evidente che la mia cultura, quella di Corona, quella del Presidente Duino, quella dei mass media affondano le radici nello stesso contesto storico-sociale e quindi, per forza di cose, è evidente che le nostre culture s'intersecano, hanno dei punti in comune. Paradossalmente se non fosse così non riusciremmo nemmeno a dialogare tra di noi e a contrastarci.

Chiarito questo punto vorrei porre in evidenza il perché questo modo di intendere la parola "cultura" è complemntare al modo in cui noi l'abbiamo usato nel manifesto La cultura contro la volgarità e al modo in cui continuiamo a contrapporlo al termine volgarità con cui abbiamo definito l'esibizione di Corona e i motivi che hanno portato a volere tale esibizione.

In questo caso è come se usassimo la parola cultura come aggettivo. Proprio perché cultura è ciò che è profondamente radicato in noi ed è ciò che ci porta a vivere e vedere le cose nel modo in cui le viviamo e le vediamo, la parola "cultura" fa rima con approfondimento. Nulla si può radicare in noi se non con il tempo e se non attecchisce dentro di noi. Quindi nell'usare l'espressione La cultura contro la volgarità s'intende dire approfondimento, riflessione, intelligenza in opposizione a superficialità, futilità, "consumismo" (nel senso più ampio del consumare l'evento mediatico più immediato che abbiamo a disposizione).

Di conseguenza noi giudichiamo volgare (nel senso di rozza, superficiale) la cultura (semplificando direi il modo di pensare) che ha portato a volere l'esibizione di Corona e giudichiamo volgare la cultura di Corona in quanto rappresentativa di modelli morali per noi diseducativi e superficiali secondo i quali le cose più importanti nella vita sono il successo e i soldi, e soprattutto l'ottenerli in modo facile. Inoltre riteniamo volgare la cultura che induce Corona a sfruttare il successo mediatico derivatogli dalle sue vicende giudiziarie intrecciate con il mondo del gossip. Riteniamo volgare (e terribilmente pericoloso in termini socio-"culturali") l'esportazione di eventi essenzialmente mediatici nelle piazze italiane. Purtroppo è una sconcertante novità per l'Italia. L'anno prossimo che facciamo, portiamo il caso Cogne a Venosa?

Nella nostra lotta il libro è "usato" quale simbolo di questo modo di intendere la cultura.

Spero di aver persuaso gli intellettuali del paese con queste mie argomentazioni. In realtà confidavo già da prima nella loro intelligenza ed in una loro lettura meno immediata ed approssimativa del nostro manifesto e del modo in cui stiamo conducendo questa lotta.

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