lunedì 27 agosto 2007

NELL'AGOSTO DEL 2007

Non è una semplice e banale questione: Corona sì, Corona no. Il problema è molto più ampio. Ma cerco di affrontare la complessità della questione partendo dalle critiche che ci sono state mosse. Mi soffermo solo lì dove ritengo la mia risposta possa arricchire il dibattito in termini di novità e approfondimento. Tanto per capirci, è inutile ed improduttivo replicare alla polemica che ci vuole solo dei nullafacenti che bevono e fumano.

1. Prima critica: con la nostra contestazione abbiamo fatto pubblicità a Corona. Io direi che bisognerebbe discutere sulla bontà delle motivazioni che ci hanno portato a contestare. Quindi bisognerebbe valutare se l'effetto indiretto di fare pubblicità a Corona sia più rilevante rispetto ai messaggi e agli effetti della nostra contestazione. Tanto per fare un esempio, prima di dire che Woodcock ha fatto pubblicità a Corona, bisogna analizzare se i risultati della sua indagine (al di là del fatto che i magistrati hanno l'obbligo di indagare) sono più importanti della pubblicità che è stata fatta indirettamente all'imputato. Ed inoltre, chi polemizza con noi su questo punto deve sapere che uno dei motivi fondamentali che ci ha indotti ad agire è stata proprio la trionfale pubblicità che sui media si stava facendo all'evento. Bisognava tacere di fronte al fatto che si presentava (pubblicizzava) l'intera Basilicata come regione felice di accogliere Corona e solidale con la sua disavventura giudiziaria? Venosa dovrebbe essere pubblicizzata per la sua incommensurabile bellezza, per il suo elegante centro storico, per i suoi monumenti suggestivi e storicamente importanti, per aver dato i natali a personalità famose in tutto il mondo, e non ultimo per aver dato oggi i natali a persone che si distinguono con il loro lavoro artistico e non anche a livello nazionale . Ma se la si vuol far diventare famosa per il fatto che dà un palco a Corona, allora è meglio che lo diventi per il fatto che quel palco glielo si vuole togliere. Infine sottolineerei che anche polemizzare con noi crea l'effetto indiretto di pubblicizzare Corona.
2. Alcuni ci hanno rimproverato che Corona non è molto diverso da altri personaggi del mondo dello spettacolo. Oppure ci è stato detto che la sua esibizione non è poi così diversa da altri tipi di spettacolo. Sono quasi d'accordo con queste opinioni. Però, riflettiamo un po', è del tutto vero? O ci troviamo di fronte ad un apice, all'apogeo della volgarità? Corona è un personaggio ahimè attraente per molti giovani e lui esibisce il suo cinismo morale quasi fosse un Oscar Wilde dell'ultima ora. Ed inoltre, se non fossimo intervenuti noi con la nostra contestazione, lui avrebbe usato il palco per esibire e spettacolarizzare le sue "verità" giudiziarie. Ed un ultimo elemento sociologicamente fondamentale che contraddistingue l'esibizione di Corona da altre che noi riteniamo essere come la sua, è il fatto che mai credo in Italia si siano esportate nelle piazze "reali" vicende dalla risonanza essenzialmente mediatica. Tanto per capirci, il festivalbar è sì un evento mediatico ma con cantanti veri (a prescindere dal nostro giudizio di merito). Qui invece siamo di fronte alla "televisizzazione" della piazza. Si vuol far diventare le nostre piazze come il format televisivo di quei talk show che spesso creano l'evento invece di raccontarlo o di quei programmi sul mondo dei vip che noi vorremmo già non ci fossero in televisione figuriamoci nelle nostre piazze.
3. Ci è stata mossa la critica di aver usato le parole "cultura" e "libro" contribuendo all'idea sbagliata che la cultura e i libri siano quasi una "faccenda elitaria". Ed inoltre ci è stato detto che non tutti i libri sono buoni libri. Come non essere d'accordo sul fatto che il libro di Corona non sia un buon libro? Noi abbiamo usato questi vocaboli per opporre al mondo della superficialità e del banale cinismo morale rappresentati da Corona, ciò che è invece simbolo o metafora di approfondimento, riflessione. Inoltre ci piaceva oppore l'immagine quasi magrittiana della piazza con le spalle rivolte al palco e piena di libri all'immagine gretta di un palco che "visivamente" si accinge a sporcare di volgarità la nostra Venosa. Insomma, bisognava entrare un po' più nello spirito della nostra polemica.
4. Dopo la nostra decisione di non essere in piazza ci è stata mossa la critica di non essere coerenti. Spero che il nostro manifesto/volantino/comunicato stampa dia ampie motivazioni sul fatto che noi riteniamo che il contesto sia molto cambiato rispetto ad un mese fa e le contestazioni vanno sempre collocate nel contesto da cui nascono altrimenti diventano lotte astratte. Un mese fa ritenevano importante essere sul luogo del delitto ad opporci al delitto. Ora dopo i risultati che crediamo di aver raggiunto, sentiamo che è come se sul luogo del delitto ci fossimo già stati ed abbiamo colto tutti in flagrante. Oggi la contestazione del libro non ha più senso. Riteniamo che nessuna contestazione abbia più senso. Infatti non abbiamo invitato nemmeno a disertare, semplicemente abbiamo detto che noi non ci saremo.
5. Ultima e banale critica: ci sono problemi più importanti di Corona. Sulla base di questa critica direi che dovremmo fermare il mondo ed occuparci solo di fornire medicinali a chi soffre (e spesso muore) perché non ne ha. Se si ragiona così non si fa mai nulla. E' come dire anche che i tifosi del Venosa invece di perdere tempo la domenica ad andare al campo sportivo o ad organizzare feste per la promozione in serie D, dovrebbero occuparsi del problema dell'ospedale. Ma che discorsi sono?

Dopo lo sgonfiarsi del clamore mediatico e dei facili umori di piazza, spero rimarrà agli atti che un gruppo di ragazzi, nell'agosto del 2007, ha deciso che era arrivata l'ora di dire basta all'imbarbarimento culturale, all'inciviltà, alla volgarità che stanno sempre più sporcando le coscienze delle persone.

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